È morto Gabriele Ferzetti, uno degli interpreti più amati del cinema e del teatro italiano. Tra le sue interpretazioni più celebri, “La provinciale” di Mario Soldati, “Le amiche e L’avventura” di Michelangelo Antonioni, “La lunga notte del ’43” di Florestano Vancini, “A ciascuno il suo” di Elio Petri.
È stato un giovane seduttore, un quarantenne problematico, un affascinante signore sulla scena e sullo schermo, uno uomo appartato e schietto, un raffinato osservatore dei tempi che cambiano e un attore sottile, dedito sempre alla sottrazione e al perfezionismo.
Nato a Roma il 17 marzo 1925, di buona famiglia ed educazione impeccabile, ben presto si fa prendere dalla passione per la recitazione. Frequenta l’accademia d’arte drammatica Silvio d’Amico e già brucia le tappe, approdando al mondo del cinema che ha appena 17 anni: nel 1942 a fianco di Dorsi Duranti ne “La contessa di Castiglione” di Flavio Calzavara.
A guerra finita si dedica con professionalità a questa carriera e Luchino Visconti lo sceglie, nel 1948, per “Come vi piace”. Il suo primo ruolo da protagonista in teatro è del 1951 con Olga Villi in “Sogno ad occhi aperti” di Rice; la prima grande affermazione sullo schermo la deve a Mario Soldati che lo mette insieme a Gina Lollobrigida ne “La provinciale” del 1953, grazie al quale gli spetterà il ruolo da primo attore ne “Le avventure di Giacomo Casanova” diretto da Steno e per molti anni massacrato dalla censura.
Due anni dopo, sullo schermo, un incontro folgorante con Michelangelo Antonioni con cui recita in “Le amiche” e “L’avventura”, in cui interpreta il classico maschio italiano ai tempi della rinascita economica.
Non riempie lo schermo come Gassman o Sordi, ma farà più di 100 film. La duttilità d’interprete lo vede pienamente a suo agio in drammoni storici, commedie scanzonate, film d’avventura e drammi passionali. Non manca neppure l’appuntamento con i fermenti e gli scandali del ’68, partecipando a “Grazie zia” di Salvatore Samperi, ma sarà Sergio Leone a dargli gloria assoluta disegnando con lui il memorabile affarista sofferente e cinico di “C’era una volta il West”.
In teatro, specie grazie alla consuetudine con Mario Missiroli, firma pagine importanti recitando con grandi colleghe come Lea Padovani o Anna Proclemer. E questa passione lo accompagnerà sempre, fino al meritatissimo premio Ubu ricevuto per “Danza di morte” nella sua piena maturità. Le sue incursioni nel cinema e nel teatro sono talmente tante e così varie (ha partecipato anche a un’avventura di 007, “Al servizio segreto di Sua Maestà”) che rimane difficile elencarle tutte.