L’ultima “sparata” del governatore siciliano è riportata in una intervista sul Fatto Quotidiano a firma di Antonello Caporale. L’esordio lascia a bocca aperta: “Conosco il Corano e l’arabo, mandatemi in Libia a trattare“. Poi, per tenere “alto” il livello della conversazione, Crocetta aggiunge: Sono l’unico rottamatore in attività. In Sicilia”. Aggiunge, parlando di sè: “Ovunque vada tra il popolo ci sono baci e abbracci. La gente mi vuole bene, mi stima, mi stringe…”.
Nell’intervista, in cui Crocetta parla di un miliardo di euro che secondo lui lo Stato deve alla Sicilia, non poteva mancare un riferimento al sesso e a quella battuta “infelice” che Crocetta disse in campagna elettorale”. “La fesseria più grande? Aver dichiarato di fare voto di castità. Sa che per tutta l’ultima campagna elettorale ho dovuto parlare di sesso? Ma no che il sesso lo faccio, sono un praticante ah ah”.
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(g.m.) Pensavo a uno scherzo ma non si può dubitare dell’autorevolezza di un giornalista come Antonello Caporale. E a ben pensarci c’è molto realismo nelle risposte di Crocetta. Conosce il Corano e l’arabo, mandarlo in Libia non sarebbe male, soprattutto per la Sicilia. E’ davvero l’unico rottamatore in Sicilia: aggiungeremmo noi, il miglior rottamatore, la Sicilia non è mai stata un simile rottame; è vero che ovunque la gente lo stringe, forse vorrebbe stringerlo ancora più forte, fortissimo. Su materie sessuali non intendiamo addentrarci. Magari un giorno parleremo per davvero della Sicilia e di come è ridotta, dei buchi di bilancio, dell’immobilismo amministrativo, dei 45 assessori e della disoccupazione dilagante ecc, ecc. Magari per sentirsi rispondere che siccome conosce il Vangelo parlerà con Dio: già, solo lui può salvare la Sicilia.
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Che lo Stato debba alla Regione siciliana un miliardo di Euro circa dal 2007 al 2009 e 600 milioni all’anno dal 2010 ad oggi, è assolutamente vero. Ha trattenuto infatti, illegittimamente, fondi sanitari. Lo stesso Baccei, inviato da Roma in Sicilia, lo ha dovuto ammettere, visti i recenti movimenti della Corte dei Conti sulla questione.