Il Papa nel suo secondo giorno in Africa si è trasferito dal Kenya all’Uganda, seconda tappa del viaggio. Anche la giornata di oggi è stata fitta di scadenze per il Pontefice.
È stato accolto dalla popolazione riunitasi allo stadio di Nairobi per l’incontro con decine di migliaia di giovani e si è soffermato sul tema della corruzione, affermando: “Ogni volta che accettiamo una tangente, distruggiamo il nostro cuore, la nostra personalità e la nostra patria. Per favore, non prendete gusto a questo zucchero che si chiama corruzione“.
Di prima mattina il Papa invece ha visitato il quartiere povero di Kangemi a Nairobi, uno degli slam che circondano la capitale keniana. Francesco ha denunciato “la terribile ingiustizia della emarginazione urbana” e le “ferite provocate dalle minoranze che concentrano il potere, la ricchezza e sperperano egoisticamente mentre la crescente maggioranza deve rifugiarsi in periferie abbandonate, inquinate, scartate”.
Bergoglio ha sottolineato il grave problema del mancato accesso all’acqua potabile, “diritto umano essenziale, fondamentale e universale”.
“Voi fratelli delle periferie – ha aggiunto – non mi vergogno a dirlo, avete un posto speciale nella mia vita e nelle mie scelte”. Le vostre gioie e angosce “non mi sono indifferenti, come possiamo non denunciare le ingiustizie subite?” ha detto il Papa.
Il Papa ha quindi fatto appello “a tutti i cristiani, in particolare ai pastori, a rinnovare lo slancio missionario, prendere iniziativa contro tante ingiustizie, a coinvolgersi nei problemi dei cittadini, ad accompagnarli nelle loro lotte, a custodire i frutti del loro lavoro collettivo e celebrare insieme ogni piccola o grande vittoria”.
Nel pomeriggio si è congedato all’aeroporto internazionale “Jomo Kenyatta” di Nairobi, e, dopo due ore, è arrivato in Uganda intorno alle 15,30. “Il nostro mondo, segnato da guerre, violenze e diverse forme di ingiustizia – ha detto il Santo Padre – è testimone di un movimento migratorio di popoli senza precedenti”.
“Il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno”, ha concluso.
(Foto da Twitter @bettapique)