“Distruggeremo l’Isis sul campo di battagli senza rinunciare ai nostri valori, grazie alla nostra coalizione”. Una vera e propria sentenza quella pronunciata dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama a Kuala Lumpur (Malesia). Nel mirino c’è, ovviamente, il Califfato.
Come raggiungere questo obiettivo? Lo strumento più potente che abbiamo è affermare che non abbiamo paura. Che non ho paura che lo Stato Islamico ci sconfigga con le sue operazioni. Distruggere l’Isis non soltanto è un obiettivo realistico, ci riusciremo. Sarà fatto”.
Il presidente degli Usa ha poi aggiunto che “non accetteremo il terrorismo come la nuova normalità, non siamo senza potere, in quanto il mondo non accetterà attacchi terroristici ai ristoranti e ai cinema”, Il riferimento è evidentemente alle stragi di Parigi.
Ma in Siria la situazione resta calda e di difficile soluzione: “È inevitabile allontanare Bashar al Assad dalla Siria ma abbiamo tutti interesse a mantenere uno Stato siriano, non vogliamo il caos”. Il presidente statunitense ha quindi auspicato una maggiore collaborazione degli altri paesi “vicini”.
“Non è concepibile che Assad possa riguadagnare legittimità in un Paese in cui la maggior parte della popolazione non vuole più Assad – ha detto Obama – La guerra civile non si fermerà se Assad resterà al potere. Per cui si tratta di vedere se con tutti i Paesi riuniti attorno a un tavolo, se possiamo instaurare un processo di transizione politica che riconosca un nuovo governo”.
Quali sono i Paesi da coinvolgere? Arabia Saudita, la Turchia e l’Iran e la Russia, così come gli Stati Uniti. “Dobbiamo concentrare la nostra attenzione su questa organizzazione barbara che sta uccidendo così tante persone: la Russia non si è impegnata ufficialmente a una transizione per fare uscire di scena Assad”.
“Vedremo nelle prossime settimane se possiamo trovare un punto d’incontro, se possiamo aiutare la Russia a cambiare un po’ prospettiva. Ovviamente siamo tutti interessati a mantenere uno Stato siriano, abbiamo visto i problemi che sono sorti in Libano, quando l’apparato statale si dissolve abbiamo visto cosa può succedere, per cui bisogna mantenere uno Stato siriano”.