Non sono cambiate di molto le cose al Comune di Roma dopo l’inchiesta su Mafia Capitale. Il Campidoglio risulta “ancora inquinato nella gestione Marino e i dirigenti ostacolano la pulizia”. Pesano come macigni le parole scritte nel dossier shock stilato dal prefetto di Roma Franco Gabrielli e inviato al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
A quasi un anno dall’inchiesta , il prefetto denuncia che il piano anti-corruzione non è ancora stato applicato in tutte le sue parti e che ci sono problematiche concernenti gli atti di bilancio.
Nelle 54 pagine della relazione, riporta Il Messaggero, il prefetto prende in esame un breve ma “intenso periodo di attività” svolto dagli 007 di Palazzo Valentini, coordinati dal viceprefetto Clara Vaccaro, ora subcommissario e quindi braccio destro di Francesco Paolo Tronca. Un lavoro incominciato il 7 settembre e concluso il 30 ottobre, ultimo giorno da sindaco di Ignazio Marino.
Lo screening di Gabrielli non è potuto andare in profondità per via della caduta di Marino, ma si è limitato agli ambiti maggiormente infiltrati dal malaffare (verde, sociale, patrimonio e case). Il prefetto salva il lavoro svolta dall’ex assessore alla Legalità Alfonso Sabella ma emerge “una generale difficoltà di coordinamento tra gli uffici e di prontezza nella risposta a sollecitazioni urgenti”.
Gabrielli scrive che, “nonostante alcuni notevoli risultati ottenuti”, rimangono “profili di incertezza e incompletezza” per le delibere in odor di Mafia Capitale che non sono state annullate e per la “ricollocazione del personale a vario titolo coinvolto” (circa 3 dirigenti su 18).