Ecco la ricostruzione del nuovo “terremoto” sportivo in casa Palermo. Alla fine della conferenza stampa in cui aveva commentato a caldo il successo del Palermo contro il Chievo, Beppe Iachini ha detto sottovoce (volutamente? gli è scappato?) una frase dai mille significati: “Ora mi posso dimettere”. Una di quelle cose, dette a caldo, che vanno interpretate come uno sfogo di chi era stato messo sulla graticola per giorni, anzi per settimane, ritenuto “colpevole” di non avere fatto altri miracoli con un organico modesto.
Poi il lunedì – a mente teoricamente più serena – c’è stata la telefonata tra il tecnico e il presidente Zamparini: quest’ultimo avrebbe avuto toni più concilianti ma avrebbe anche suggerito al tecnico di far giocare alcuni elementi “graditi” alla società. Iachini invece, tornando quel mediano di rottura che ha fatto esaltare tante tifoserie – ha risposto più o meno che sarebbe andato avanti con le proprie scelte senza bisogno di “consigli”. Da qui la rottura e la chiamata a Ballardini che sette anni fa, quando guidò il Palermo per una stagione, per la verità non aveva brillato per rapporti idilliaci con il presidente.
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Al di là delle ricostruzioni di quanto accaduto, restano i fatti. Zamparini è tornato a licenziare e a mostrare poca pazienza. Va via un allenatore amato dalla piazza (era subentrato a Gattuso) che in due anni ha portato il Palermo dalla B alla A con una cavalcata trionfale; che l’anno scorso ha conquistato la salvezza già alla fine del girone d’andata e sotto la cui gestione sono esplosi Dybala e Vazquez; che quest’anno fra mille difficoltà ha comunque fatto 14 punti in 12 giornate, tenendo quindi la media salvezza.
E il pubblico sta dalla parte di Iachini. I social network oggi sono stati presi d’assalto dai supporter, quasi tutti hanno espresso gratitudine al tecnico marchigiano (adorato anche quando ha indossato la maglia rosanero da giocatore) e hanno biasimato l’operato del presidente a conferma di una frattura nell’ambiente neanche tanto sotterranea. Al presidente viene rinfacciato soprattutto di guardare al proprio portafogli più che al bene della squadra. E non è la prima volta che Zamparini “calpesta” i sentimenti dei tifosi: solo per parlare degli allenatori, licenziò Guidolin e Rossi contro il volere della piazza, quasi fosse geloso della loro popolarità.
I tifosi hanno il diritto, per non dire il dovere, di preoccuparsi. L’impressione è che si stiano ricreando le stesse letali condizioni che hanno portato il Palermo tre anni fa alla retrocessione. Il cambio di allenatore troppo affrettato (allora la vittima fu Gasperini) e una grande confusione a livello dirigenziale (tre anni fa il passaggio di consegne tra Perinetti e Lo Monaco che fece una campagna di riparazione a gennaio a dir poco disastrosa): perchè la voce, mai smentita anche se non confermata, è che tra poche settimane il Palermo riabbraccerà ufficialmente Rino Foschi, il direttore sportivo a cui Zamparini è molto legato e con il quale il presidente non ha mai troncato i rapporti.
Inoltre – e non è un particolare secondario – la squadra è modesta: un solo vero attaccante, Gilardino, che però è abbastanza “logorato dall’uso”; un solo giocatore di qualità, Vazquez, che tra l’altro oggi ha parlato di grande ingiustizia, sostanzialmente schierandosi al fianco di Iachini. Un centrocampo di “operai”, non tutti qualificati e una difesa con gli uomini contati che non ha dato finora prova di grande affidabilità e che è stata sostenuta dalle parate miracolose di Sorrentino.
Era tutta colpa di Iachini? Pensiamo di no e Ballardini dovrà metterci molto buon senso per capire la situazione. Ma il Palermo è una pentola in ebollizione e nel calcio certi particolari contano.