“La pistola l’ho comprata da un albanese in piazza Cavour ad Ancona. L’ho pagata 450 euro”. Sarebbero state queste le parole che Antonio Tagliata avrebbe reso agli inquirenti durante l’interrogatorio.
In casa è stato trovato un biglietto con scritto: “Li ammazzo”. Si ipotizza quindi l’omicidio premeditato.
Il 18enne è in regime di stretta sorveglianza presso il carcere di Camerino. Avendo in passato tentato il suicidio, è seguito da psichiatra e psicologo ma al momento non segue alcuna terapia farmacologica.
Secondo la ricostruzione fatta agli inquirenti, il 7 novembre Tagliata si è incontrato con la fidanzata intorno e mezzogiorno alla fermata dell’autobus di piazzale Europa. Insieme sono andati presso l’abitazione della famiglia Giacconi. Nell’atrio Antonio avrebbe tirato fuori la pistola porgendola dalla parte del calcio alla 16enne, e dicendole: “Sparami tu…”. Lei avrebbe allontanato l’arma e avrebbe detto: “Andiamo di sopra a chiarire con i miei”. Al pm il giovane ha detto di essere stato aggredito dal padre della fidanzata e che sia stata lei a dirgli di “sparare”.
Nonostante il magistrato non avesse disposto l’isolamento, Tagliata ha chiesto di stare in cella da solo e di avere con sè un’immagine sacra.