Nelle registrazioni delle scatole nere dell’aereo russo caduto il 31 ottobre a Sharm El Sheikh “si sente il rumore di un’esplosione in volo”. Lo riferiscono i media francesi, che citano un anonimo “inquirente”.
E oggi, il Sunday Times, citando funzionari dell’intelligence, scrive che il leader di un gruppo affiliato all’Isis nel Sinai, l’egiziano Abu Osama al-Masri, è la presunta mente dell’attentato che la settimana scorsa ha provocato l’esplosione dell’aereo russo sui cieli del Sinai. Al-Masri era già considerata “una persona di interesse” da Londra.
Sembra rafforzarsi quindi la pista della bomba a bordo. Ma l’esplosione che avrebbe causato la caduta dell’aereo nel Sinai potrebbe non essere stata provocata da una bomba tradizionale, bensì da un dispositivo esplosivo come una bombola di gas.
Esplosa nella stiva a 31mila piedi di altezza, la bombola, forse del tipo per sub, avrebbe fatto disintegrare l’aereo. A propendere per questa ipotesi è il Security Middle East online che cita un ex ufficiale dei servizi segreti britannici, James Abernethy.
“L’enorme disposizione dei detriti al suolo dell’aereo russo precipitato in Sinai dimostra che il velivolo si è distrutto quando era ancora in volo”, ha confermato la Commissione d’inchiesta egiziana.
Le indagini, intanto, proseguono: i “migliori” specialisti stanno cercando eventuali tracce di esplosivo sui frammenti dell’A321 usando “le attrezzature più all’avanguardia”, ha sottolineato Mosca che eccezionalmente sta collaborando con l’Fbi.
Intanto, proseguono i rientri dei passeggeri bloccati nell’aeroporto egiziano di Sharm el Sheick. È atterrato poco dopo l’una di notte fra sabato e domenica all’aeroporto di Fiumicino il Boeing 737 della Blue Panorama (volo BV673) proveniente da Sharm el Sheikh con 118 turisti italiani a bordo. Si tratta del primo gruppo di ritorno nella capitale dopo il disastro dell’Airbus russo nel Sinai.