L’Inps di Tito Boeri ha pubblicato una proposta normativa in 16 articoli che tocca a 360 gradi il sistema previdenziale e assistenziale per contrastare la povertà. Diverse le misure dal reddito minimo garantito per gli over 55 al riordino delle prestazioni collegate al reddito, passando per il ricalcolo dei vitalizi. Inseriti nel documento anche interventi sull’uscita flessibile e le pensioni dei sindacalisti.
Per l’Inps il pacchetto di misure “ha un contenuto espansivo ma senza mettere a rischio la tenuta dei nostri conti pubblici dato che complessivamente porta a ridurre il debito pubblico”. Secondo fonti del governo, la diffusione della proposta di Boeri era concordata. Mentre, secondo fonti del ministero del Lavoro, la proposta è “un contributo utile al dibattito” ma “al momento si è deciso di rinviare perché” contiene misure “che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi”. Per evitare gli oneri, sottolineano le stesse fonti, “servono risorse” che ora non ci sono.
La proposta è stata consegnata quest’estate al governo e descrive un pacchetto di misure pensato “a beneficio dei contribuenti attuali e futuri in quanto riduce il debito pensionistico implicito. Abbatte del 50% la povertà fra chi ha più di 55 anni e non ha ancora maturato i requisiti per la pensione. Mentre aumenta la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, lo rende più equo e dunque anche socialmente più sostenibile”.
La misura consiste nell’istituire un reddito minimo garantito pari a 500 euro (400 euro nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente over 55. A beneficiare della misura anche, per esempio, eventuali figli disoccupati. Per accedere al Sostegno di Inclusione Attiva occorre presentare soglie di reddito che riconducono allo stato di povertà (500 euro mensili per un singolo). C’e’ anche una sigla, SIA55, e una data d’avvio, il primo luglio 2016.
Per i nuclei più benestanti, sopra un reddito lordo equivalente di 37 mila euro annui (che corrisponde per una coppia a 55mila euro), scatta lo stop a pensioni sociali, assegni sociali, integrazioni al trattamento minimo o altre forme si assistenza (maggiorazioni o importi aggiuntivi), in tutto l’Inps ne calcola 8. La data riportata nell’articolato per l’avvio della misura è il primo gennaio.
Per introdurre flessibilità nel sistema pensionistico l’Inps pensa ad uscite anticipate a 63 anni e sette mesi, con una riduzione dell’assegno che si applica alla sola quota retributiva e che tende ad assottigliarsi nel corso del tempo. Quindi le diminuzioni medie “non eccedono il 10-11% e diminuiscono negli anni”.
Tra le misure proposte nel capitolo dedicato ai vitalizi per cariche elettive, c’è l’idea, con avvio a gennaio, di “procedere a un vero e proprio ricalcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo oggi applicato a tutti i nuovi lavoratori”. L’Inps ha spiegato che “ai titolari di vitalizi elevati viene chiesto di convergere al trattamento che avrebbero avuto applicando le regole del sistema contributivo ai versamenti per i loro vitalizi”.
Per L’istituto di previdenza “aumenta la libertà di scelta quanto alla data da cui si decide di percepire la pensione imponendo equiparazioni di trattamenti fra chi ottiene la pensione prima e chi la ottiene dopo” e “agevola il turnover nella pubblica amministrazione, liberando posti per nuove competenze”.
La proposta che chiude il documento dell’Inps per riformare il sistema pensionistico è quella di “armonizzare le pensioni dei sindacalisti con distacco (o aspettativa) dal settore pubblico al trattamento riservato agli altri lavoratori”. In questo modo i dirigenti sindacali non potrebbero più farsi versare contributi dall’organizzazione a “condizioni molto più vantaggiose di quelle riservate alla valorizzazione a fini pensionistici dei contributi versati dagli altri lavoratori”.