Manca l’accordo totale, ma dal confronto tra Governo e Regioni sulla Legge di Stabilità, sembra filtrare finalmente un certo ottimismo. Pesano in questo senso le parole di Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte e della delegazione dei presidente, al termine del vertice: “La mia valutazione è positiva”.
A discutere sulla manovra e sui discussi tagli alla Sanità, presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio De Vincenti, il ministro dell’Economia Padoan e il ministro per la Pubblica amministrazione Madia. Per Chiamparino: “Significativa è stata la tempestività perché è stata stabilita un’intesa di percorso e di merito che ci può portare a condividere la legge di stabilità”.
“Abbiamo definito una dead-line per capire le possibili novità alla luce di un lavoro che sarà fondamentale, visto che tra l’altro si occuperà anche di centralizzazione degli acquisti – spiega Chiamparino – soprattutto per capire le ricadute finanziarie di questo lavoro e quindi capire se il miliardo mancante può essere implementato nel 2016 o se si può ricorrere alla pluriennalità”.
Il riferimento è all’aumento di un miliardo sulla Sanità: “I conti dicono che il costo complessivo da coprire è di 2 miliardi tra contratti, farmaci innovativi, Lea (livelli essenziali di assistenza)”. Renzi, però, spiega: “Ci sono meno soldi di quanto le Regioni chiedono ma i fondi comunque aumentano e si passa a 111 miliardi”.
Anche De Vincenti smorza l’allarmismo: “Nella legge di Stabilità abbiamo stanziato un miliardo e trecento milioni per compensare un taglio consolidato nelle manovre degli anni passati su funzioni non sanitarie. Risorse che vanno gestite bene per fare i servizi ai cittadini a partire da quelli sanitari”.
“Venerdì avremo un consiglio dei ministri che varerà il decreto che risolverà un problema di natura contabile delle Regioni – prosegue De Vincenti – La prossima settimana invece, forse venerdì, il consiglio dei ministri varerà un decreto che conterrà alcune misure e alcune risorse riguardo temi importanti”.
Ma c’è, ovviamente, anche un fronte di scontenti. È il caso del presidente della Lombardia Roberto Maroni: “Aria fritta, le solite promesse ripetute. Abbiamo chiesto di aumentare il fondo che è stato ridotto, ci hanno detto di no. Abbiamo chiesto di attuare i costi standard, ci hanno detto che si farà un tavolo che forse nel 2016 porterà a qualche risultato”.