Con circa mezz’ora di ritardo rispetto all’orario annunciato, alle 17:35 sono stati chiusi al pubblico gli ingressi di Expo Milano.
Sul palco dell’Open Air Theatre San Carlo sono state consegnate le bandiere ad Astana, la città kazaka che ospiterà l’evento nel 2017, e a Dubai per la manifestazione del 2020. A chiudere ufficialmente i battenti dell’Esposizione universale è stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La sfida è stata vinta da un’Italia che, quando si unisce in un impegno comune, sa esprimere grandi doti”.
“La giornata di oggi non è un addio ma un passaggio. È l’inizio di un nuovo impegno civico”, ha detto ancora il capo dello Stato alla cerimonia di chiusura di Expo 2015. Del resto, i risultati vanno oltre la cifra, imponente e davvero lusinghiera, dei 21 milioni di visitatori registrati, ha concluso il presidente della Repubblica.
“Abbiamo conquistato il mondo”. Con la creatività, l’accoglienza e l’organizzazione “lo abbiamo conquistato con la prova di civiltà che siamo stati capaci di esprimere”: lo ha detto il commissario unico, Giuseppe Sala, nella cerimonia conclusiva di Expo Milano 2015.
“E’ stato bello crederci, grazie a tutti. Viva l’Italia #orgoglioexpo“, ha scritto in un tweet il presidente del Consiglio Matteo Renzi nella giornata conclusiva dell’Expo di Milano.
Gli interrogativi sulle eredità materiali e culturali delle esposizione universale di Rho, tornano ad essere più attuali che mai.
Tolto l’Albero della vita, Palazzo Italia, Padiglione Zero e ,forse, Israele e il Padiglione The Waterstone di Intesa Sanpaolo, i 54 padiglioni cominceranno ad essere smantellati a partire dal prossimo 2 novembre.
Molti di questi saranno riportati nei paesi di origine, altri verranno invece venduti. Quattro silos della Svizzera diventeranno serre urbane, il giardino botanico del Bahrain tornerà ad essere operativo nel Paese arabo.
L’oasi del Padiglione degli Emirati Arabi Uniti, invece, sarà ricollocata a Masdar City. Le sfere dell’Azerbaijan diventeranno un centro per la tutela della biodiversità nella capitale, Baku.
Poi ci sono i padiglioni che saranno riutilizzati per scopi sociali come il padiglione Don Bosco: diventerà un centro giovanile in Ucraina. I container del Principato di Monaco ospiteranno un centro della Croce Rossa in Burkina Faso.
C’è poi il villaggio della onlus Save The Children che troverà collocazione nel campo profughi di Jarahieh, in Libano. Il padiglione Coca Cola resterà invece a Milano e diventarà un centro sportivo.
I paesi che non riutilizzeranno le proprie strutture, come impongono le regole di Expo, dovranno comunque riciclare le parti in legno e quelle in ferro dei padiglioni.
Intanto è stato comunicato che la Carta di Milano ha raggiunto 1,5 milioni di firme. Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha ricordato: “Il 6 febbraio nuovo appuntamento con Expo delle Idee”.
(Foto da Twitter)