Papa Francesco ha ufficializzato oggi le nomine di monsignor Corrado Lorefice a nuovo arcivescovo di Palermo e di monsignor Matteo Zuppi a nuovo arcivescovo di Bologna.
Entrambe le nomine rappresentano il segno di un nuovo corso impresso da papa Francesco nelle designazioni per le sedi vescovili, trattandosi tra l’altro di due tradizionali cattedre cardinalizie, anche se nell’era Bergoglio non sembrano valere più i consueti criteri sull’assegnazione della porpora legata al ‘peso’ della diocesi. Sono nomine che vengono considerate di “grande discontinuità”, e non soltanto per l’età dei due “giovani” prelati chiamati ad assumere la responsabilità di due diocesi importanti, rette finora da due personaggi di spessore: il card. Caffarra (77 anni), teologo nominato da Giovanni Paolo II a Bologna nel dicembre 2003, uno dei capofila dei “conservatori” nel Sinodo appena concluso, e il card. Romeo (anche lui 77/enne) voluto da Benedetto XVI nella difficile sede del capoluogo siciliano nel dicembre 2006.
Rispettivamente prendono il posto dei cardinali Paolo Romeo e Carlo Caffarra, da due anni dimissionari per raggiunti limiti di età.
Lorefice, 53 anni, era finora parroco a Modica (Ragusa) e vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Noto. Zuppi, 60 anni, assistente ecclesiastico della Comunità di Sant’Egidio, era vescovo ausiliare per il settore centro della diocesi di Roma.
Come profilo, Lorefice e Zuppi sono legati dalla radicata attenzione verso gli ultimi e dall’atteggiamento caro a Bergoglio di pastori di una “Chiesa povera e per i poveri”. Don Lorefice, nato a Ispica (Ragusa), semplice parroco appena 53/enne, attivo contro le mentalità e i comportamenti mafiosi nella sua terra, era finora pressoché sconosciuto alle cronache e ha scavalcato per volontà di Francesco i nomi di autorevoli presuli proposti nelle “terne”.
Del romano Zuppi, 60/enne volto storico di Sant’Egidio di cui è assistente ecclesiastico generale dal 2000 (succedendo a mons. Vincenzo Paglia), ex parroco di Santa Maria in Trastevere, è nota l’instancabile attività in favore dei più poveri, degli immigrati, dei rom. Nel 1990 svolse insieme ad Andrea Riccardi, Jaime Goncalves e Mario Raffaelli il ruolo di mediatore nelle trattative che, dopo 27 mesi, portarono il 4 ottobre 1992 alla storica firma degli Accordi di pace di Roma che sancirono la fine delle ostilità in Mozambico, segnato da 17 anni di guerra civile. Per questi eventi, nel solco della “diplomazia parallela” di Sant’Egidio, Zuppi e Riccardi furono nominati cittadini onorari del Mozambico.
Un lungo applauso nella sala Filangieri della Curia ha accolto l’annuncio del cardinale Paolo Romeo della nomina del nuovo Arcivescovo di Palermo. “Non appena Corrado Lorefice ha conosciuto la scelta del Santo Padre ha avuto tanta trepidazione – ha detto Romeo – la stessa trepidazione che dobbiamo avere noi nell’accoglierlo”.
“Con il cuore ancora pieno di stupore per l’inattesa nomina, vengo tra voi con il desiderio non di cominciare, ma di proseguire l’ardua ed esaltante giornata di lavoro, già avviata dai miei venerabili predecessori, nella prediletta vigna piantata dal Signore a Palermo”. Sono le prime parole, lette dal vescovo di Ragusa, Carmelo Cuttitta, nella sala Filangeri del palazzo arcivescovile palermitano, inviate dal nuovo arcivescovo di Palermo, Carmelo Lorefice.
Chiedendo “l’invito a mantenere vigile l’attenzione ai più piccoli, ai più poveri, agli ammalati”, il neo arcivescovo di Palermo dice di avere in mente “una Chiesa ministeriale sulla scia della proposta cristiana del Beato Pino Puglisi, attenta a promuovere e valorizzare tutte le vocazioni nello stile e nella prassi della diaconia, ovvero del servizio di chi sa di dover sempre scegliere di essere il più piccolo e il più servo di tutti”. Il nuovo capo dell’arcidiocesi palermitana promuoverà “il dialogo con il mondo della cultura, specialmente con l’Università e con gli altri centri di ricerca e di studio”. Per questo motivo avvierà un confronto “serio e arricchente con tutti”. “Contribuiremo – assicura infine Lorefice – una cultura dell’accoglienza, della legalità, della crescita del bene comune, contro ogni forma di potere oppressivo dell’uomo e del creato, insieme ai responsabili delle istituzioni civili e alle autorità militari, nel rispetto delle competenze e degli spazi di azione propri di ciascuno”.