Ancora un passo avanti è stato fatto nel tentativo di rallentare e gestire l’esodo finora incontrollato dei migranti in marcia verso l’Europa lungo la ‘Rotta balcanica’.
Dopo un avvio teso delle discussioni con Croazia, Slovenia, Ungheria e Bulgaria, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker è riuscito a strappare in extremis un accordo in 17 punti operativo da subito.
Tra i principi chiave la registrazione dei migranti che altrimenti non avranno diritti e la creazione di 100 mila posti di accoglienza, di cui 50 mila in Grecia e altri 50 mila nei Paesi lungo i Balcani. “Ora bisogna mettere in pratica questi impegni”, perché “in Europa i problemi degli uni sono i problemi degli altri”, ha ammonito Juncker.
I punti operativi del piano prevedono: riparo, acqua, cibo, assistenza sanitaria. Gli Stati avranno il sostegno dell’Unhcr e se necessario del meccanismo europeo di protezione civile. Poi la gestione dei flussi: per prima cosa, da domani i Paesi dovranno scambiarsi quotidianamente le informazioni su chi entra ed esce, mentre saranno creati 100 mila nuovi posti di accoglienza sempre con il sostegno Ue e Onu, mentre interverranno poi anche Bei e Berd.
“Il ricollocamento dei rifugiati in tutti gli stati membri è un dovere, ma perché questo sia possibile infrastrutture di accoglienza devono essere messe in piedi dove ci sono gli hotspot”, ha affermato l’Alto commissario Onu ai rifugiati Antonio Guterres. Nessun Paese potrà quindi più scaricare in massa i migranti alle frontiere dei vicini senza prima il loro accordo.
(Immagine di repertorio)