Prima campioni di moralità, poi emblemi di parassitismo. Un cambio di prospettiva decisamente repentino per i 35 dipendenti del Comune di Sanremo finiti in manette e per 195 indagati protagonisti dell’inchiesta della Guardia di Finanza. “Con tutti i maiali che mantengo a Roma”, si legge nel post pubblicato su un socialnetwork da un indagato.
Intanto emergono nuovi, inquietanti, dettagli sull’inchiesta. Nel 2014 ci sono stati 59 dipendenti del comune ligure che hanno ricevuto un premio compreso tra i 550 e i 2.300 euro. Peccato però che otto di loro compaiono oggi nella lista degli indagati. In sette sono stati addirittura arrestati.
Il sindaco Alberto Biancheri prova a difendersi: “Ma non chiamatelo di produttività, sono bonus legati alle mansioni attribuite non ai risultati ottenuti”. Un dipendente anonimo, però, rincara la dose al Secolo XIX: “Ci sono assunzioni che sono state fatte non certo in base alla preparazione o alle competenze. A molti è stato concesso di far poco e nulla“.
“Basta che fosse pronto quando qualcuno lo chiamava per dirgli, magari: corri a mettere a posto il marciapiede sotto casa di quella persona, è un mio elettore”, spiega il dipendente. Ma è la storia di Alberto Muraglia, il vigile ripreso mentre in mutande timbra il cartellino e diventato simbolo di questa inchiesta, ad attirare al momento l’attenzione dei media.
Il Corriere della Sera ha intervistato la moglie: “Abbiamo le prove, ripeto le prove, che tutto quello di cui è accusato Alberto è falso. Ci sono state delle leggerezze ma non ha mai rubato nulla – spiega – Noi abitiamo nel palazzo del mercato su cui mio marito ha il compito di vigilare”.
“Nell’ufficio ha due porte, una dà direttamente in casa, è successo che qualche volta ha timbrato quando magari si era già messo in libertà perché magari si era dimenticato di farlo. Ma nessuno straordinario, noi siamo gente perbene“. Insomma, solo una leggerezza per il vigile in mutande. Peccato che le Fiamme Gialle non la pensino affatto così.
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