Non si è fatta attendere la replica del Governo alle dure accuse lanciate dal leader dell’Anm Sabelli a margine del 32esimo Congresso nazionale dell’Anm: “Penso che quei toni e qualche accento acuto siano un tentativo di tenere insieme la Magistratura in un momento in cui ci sono scontri significativi al suo interno”, ha a Expo il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.
“L’Anm non faccia gli stessi errori che in passato ha fatto la politica – ha proseguito Orlando al Convegno “Corruzione e Competitività” promosso da Fondazione Iniziativa Subalpina – cioè pensare che chiunque critica e chiunque chieda un cambiamento debba essere visto come un nemico”.
Direttamente dalla convention di Ncd a Limatola (Benevento), il ministro della Giustizia Alfano gli ha fatto eco: “Credo che ci voglia coraggio e una certa faccia per attaccare questo governo. Invece dell’autocritica, per quanto successo a Palermo, arrivano gli attacchi. È un modo ottimo per sviare l’attenzione ma nessuno si illuda che non ce ne siamo accorti”.
Incomprensibile criticare “nel momento in cui questo governo ha fatto leggi importati, in cui il contrasto a Cosa Nostra va bene e nel momento in cui – ha detto Alfano – credo che tutta l’opinione pubblica nazionale si aspetti una profonda autocritica e parole molto forti per spiegare da parte della magistratura quello che è successo a Palermo”.
“A Palermo è successo un qualcosa che manda un messaggio devastante all’opinione pubblica che pensa che se così vengono gestiti i beni confiscati da coloro i quali devono contrastare la criminalità organizzata – conclude – c’è qualcosa di molto grave che non quadra”.
Ma la controreplica del segretario generale dell’Anm Maurizio Carbone non si fa attendere: “Ci ribelliamo al tentativo di delegittimazione della magistratura. Le nostre sono critiche ad alcune riforme e ai modi con cui sono state presentate e accompagnate con slogan che avevano, almeno noi così le abbiamo subite, un evidente contenuto di delegittimazione”.
Per Carbone c’è stato “il tentativo di individuare in noi magistrati gli unici responsabili di alcune disfunzioni del sistema. Un tentativo che noi rigettiamo, respingiamo, non solo perché ci offende ma perché contrasta con quelli che sono i dati oggettivi e soprattutto riteniamo che non sia il modo migliore per rilanciare la giustizia come momento di crescita”.