Halloween in Italia è una festa amata e odiata allo stesso tempo. Se da una parte c’è chi non vede l’ora di vestirsi da strega o da zombie, intagliare zucche e preparare dolcini a forma di fantasmi, dall’altra c’è chi ritiene che sia solo l’ennesima commercializzazione fine a se stessa.
Ma siamo sicuri di saperne davvero parlare? Halloween è un fenomeno che abbiamo importato dagli Stati Uniti ma sembra avere origini europee e non mancano tracce di questa tradizione anche nel nostro Paese. In passato c’erano questue e rape intagliate anche in Italia, così come in tempi non sospetti i bambini si mettevano la farina in faccia per rappresentare i morti.
Pare quindi che nel nostro Paese si avesse una particolare “attenzione” per i morti già tanti anni fa e che la morte e la sua commemorazione non sia una cosa che abbiamo necessariamente importato. Solo che poi si è trasformata negli anni qualcosa di diverso.
Anche il famoso “Trick or treat” ovvero “Dolcetto o scherzetto” che grandi e piccini vanno pronunciando bussando alle porte delle case, non è una prerogativa a stelle e strisce. In Sardegna “Su mortu mortu” permetteva ai bambini di ricevere frutta di stagione, castagne e mandorle. In Sicilia i regali si fanno per la Festa dei Morti.
A Serra San Bruno, in Calabria, vi è la secolare tradizione del “Coccalu di muortu”. I ragazzini, dopo aver intagliato una zucca riproducendo un teschio (in dialetto serrese, appunto, “Coccalu di muortu”), gironzolano per le vie del paese tenendo in mano la loro creazione e, o bussando agli usci delle case oppure rivolgendosi direttamente alle persone che incontrano per strada, esordiscono con la frase: “Mi lu pagati lu coccalu?” (“Me lo pagate il teschio?”).
In Puglia, a Orsara di Puglia, la notte tra l’1 e il 2 di novembre si celebra l’antichissima notte del “fucacost” (fuoco fianco a fianco): davanti a ogni casa vengono accesi dei falò (in origine di rami secchi di ginestra) per illuminare la strada di casa ai defunti (in genere alle anime del purgatorio) che in quella notte tornerebbe a trovare i viventi. Sulla brace di questi falò, viene cucinata della carne che tutti mangiano in strada assieme ai passanti. Nella giornata dell’1, nella piazza principale, si svolge, la tradizionale gara delle zucche decorate (definite le “cocce priatorje” ovvero “le teste del purgatorio”).
In Friuli era diffusa la tradizione di intagliare zucche con fattezze di teschio, e la credenza che nella notte dei morti questi potessero uscire dalle tombe, muoversi in processione, irretire i bambini, ed infine che gli animali nelle stalle potessero parlare.
Insomma Halloween come festa dividerà sempre. Ma non va dimenticato che precede due feste importanti: Ognissanti e la Festa dei Morti. Per non dimenticare chi non c’è più, anche con un pizzico di allegria.