Anna Tatangelo replica, in una intervista pubblicata dal settimanale “Chi” in edicola mercoledì 14 ottobre, alle critiche che le sono piovute addosso dopo aver posato per la campagna Nastro Rosa:
“Credo che chi mi vuole bene e si fida di me abbia colto perfettamente il messaggio della campagna. È notizia di oggi che, da quando è partita, c’è stato un incremento importantissimo nella richiesta di visite al seno rispetto agli anni precedenti. Basterebbe già questo per dire che l’obiettivo è stato raggiunto. Ma voglio dire anche a chi non mi ama o non ha ancora colto il senso dell’immagine di andare oltre e seguire il consiglio della Lilt: fate i controlli al seno.Lasciate da parte antipatia, ironia, rancore. Sono una donna come tutte, con le sue insicurezze e con i suoi vezzi, ma ho valori forti, non ho mai fatto male a nessuno e se posso essere utile agli altri lo faccio volentieri. Dimostriamo di essere unite per una buona causa, combattiamo una malattia che minaccia il simbolo della nostra femminilità”.
E poi continua:
“Se gli attacchi che ho ricevuto in questi giorni come testimonial del mese della prevenzione del tumore al seno promosso dalla ‘Lega italiana per la lotta contro i tumori’ sono serviti ad accendere i riflettori su questa iniziativa ben vengano, se invece sono stati fatti solo per colpire me non sono serviti a niente e hanno rischiato di oscurare un messaggio importante per la vita e la salute delle donne”.
Anna Tatangelo si riferisce, in particolare ad un gruppo chiamato ‘Amazzoni furiose’ che ha scritto al ministro della Salute per chiedere il ritiro della locandina. In più molti hanno ritenuto il suo seno rifatto un’offesa nei confronti di chi il seno ha dovuto ricostruirselo dopo una mastectomia.
“Non credo di essere l’unica con il seno rifatto e aggiungo che ogni donna, che abbia il seno naturale o ritoccato, rischia di ammalarsi di tumore al seno. Anch’io, quindi, corro questo pericolo come tutte, non ho alcun privilegio. Sono una mamma, ho 28 anni, conduco una vita sana e devo fare i controlli periodici. Alle donne malate va tutta la mia solidarietà e la mia comprensione e mi scuso se si sono sentite offese. Ma vorrei dire che ho aderito a questa campagna proprio per aiutare le donne a prevenire la malattia che le ha fatte tanto soffrire. Certo nessuno ha più diritto a parlare di questa patologia di chi l’ha vissuta, ma per consuetudine la campagna Nastro Rosa sceglie una testimonial famosa per lanciare un messaggio di prevenzione cercando di ottenere la massima visibilità”.