Sarebbe una donna uno dei due kamikaze responsabili della strage di ieri alla stazione di Ankara. Lo rivela il quotidiano Milliyet. In precedenza, un altro media turco aveva sostenuto che l’altro sospetto attentatore suicida era stato identificato come un uomo di età compresa tra 20 e 25 anni.
L’attentatore sarebbe stato identificato attraverso frammenti di impronte digitali trovate sui resti di uno degli ordigni. Secondo il quotidiano filo-governativo Yeni Safak, il test del Dna dovrebbe permettere di risalire all’identità del presunto kamikaze.
Le prime indagini sulla strage di Ankara indicano che potrebbe trattarsi di un’azione dell’Isis. Lo dicono fonti della sicurezza turca, citate dal sito Bugun: «L’attacco è nello stile di Suruc, tutti i segnali indicano che è una copia di quell’attacco. Quindi puntano all’Isis».
Intanto, è salito a 128 morti il bilancio della strage. Lo ha riferito il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, alla manifestazione in corso ad Ankara. Bilancio che è destinato ad aggravarsi perché sono ancora 508 i feriti a seguito delle due esplosioni e 65 di loro sono in gravi condizioni. Ad aggiornare il bilancio ufficiale è il centro di coordinamento del governo.
E sui social media, il selfie dei ragazzi morti nella strage sta diventando uno dei simboli dell’orrore vissuto ieri dalla Turchia. Un selfie sul pullman che li stava portando ad Ankara, alla manifestazione per la pace dilaniata ieri dalle bombe e dove alcuni di loro hanno trovato la morte. In primo piano, il volto sorridente di una ragazza. Dietro di lei, le dita rivolte all’obiettivo in segno di vittoria, i suoi compagni della sezione giovanile del partito socialdemocratico Chp, prima forza di opposizione all’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan.
Migliaia di persone si sono ritrovate questa mattina nel centro della capitale turca Ankara per commemorare le vittime dell’attentato. Il corteo diretto a piazza Sihhiye, a poca distanza dal luogo delle due esplosioni nei pressi della stazione ferroviaria, ha avuto in testa i due co-leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag. Poco prima, momenti di tensione si erano registrati tra i manifestanti e la polizia, che ha impedito la deposizione di garofani nel punto dell’attacco perchè si troverebbe ufficialmente ancora a disposizione delle forze dell’ordine per le indagini. Già ieri sera manifestazioni di commemorazione per le vittime e di protesta contro il governo, giudicato da molti dimostranti responsabile dell’attacco, erano state organizzate a Istanbul e in diverse altre città turche.
Il governo ha fatto sapere di non voler fare un passo indietro sulle elezioni. “Posticipare le elezioni come conseguenza dell’attacco non è un’opzione sul tavolo. Le elezioni si svolgeranno come previsto il primo novembre“, ha detto un membro del governo turco, citato in forma anonima dal quotidiano Bugun. “A causa dei rischi crescenti – aggiunge – la sicurezza nelle manifestazioni elettorali, che è già stata aumentata, sarà rinforzata ulteriormente. Le elezioni si svolgeranno in condizioni sicure”.
Anche Papa Francesco ha deplorato “questo atto barbaro”, attraverso un messaggio che il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ha inviato al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, e attraverso le parole espresse in prima persona nel corso dell’Angelus domenicale.
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Esistono nella UE degli gnomi politici che spingono per portare la Turchia dentro la UE stessa. La Turchia è distante anni anzi millenni luce dalla cultura e stile di vita civile della Europa Unita. Sono talmente trogloditi, i turchi, che continuano a negare il massacro degli armeni ed anzi vorrebbero replicarlo con i curdi. Sono, alla stregua del nazismo, fascismo e comunismo, degli sterminatori di popoli. Ed ora stanno cercando di usare i loro metodi da macellai con la stampa, trafficano petrolio e armi con l'ISIS, etc.. Sono ancora una dittatura, islamica, primitiva e selvaggia da tenere ben lontana dalla ns. società. Ci farebbero fare un salto indietro di 100 anni almeno. A questo proposito proporrei a quei politici ancora sani di mente di pensare ad un referendum a livello europeo per vedere se il POPOLO, e non gli gnomi, vuole o meno mischiarsi con questa Turchia.