Ignazio Marino si è dimesso da sindaco di Roma. La decisione è stata ufficializzata, con un comunicato, intorno alle 19,35 di ieri dopo una lunga giornata di tensione.
“Esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso – ha detto Marino – queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria, se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche”.
Nel pomeriggio di ieri, il vicesindaco di Roma, Marco Causi, e gli assessore Stefano Esposito e Luigina Di Liegro, avevano annunciato le loro dimissioni nel corso di una riunione in Campidoglio con il sindaco Ignazio Marino. La giunta aveva così abbandonato definitivamente il primo cittadino, al centro della bufera da giorni per il caso delle spese sostenute e contestate. “Non sussistono più le condizioni per andare avanti” avevano detto gli assessori dimissionari. I primi due esponenti dell’esecutivo sono le tre ultime “new entry” dopo il rimpasto.
“Se Marino vorrà prendere delle decisioni ne prenderemo atto”, ha detto l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella, da sempre strenuo sostenitore del sindaco di Roma.
Il consigliere del M5S Carla Ruocco ha poi diffuso la notizia delle dimissioni in blocco di tutti gli assessori. Ipotesi prontamente smentita dal Pd che continua a tenere riserbo sulla vicenda.
Due giorni fa si era aperto un altro fronte di accuse per il primo cittadino della Città Eterna. Questa volta al centro ci sono le spese del sindaco. Marino ha annunciato che pagherà di tasca sua tutte le spese (circa 20 mila euro) sostenute con la carta di credito del Comune di Roma.
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