L’omicidio di Giordana Di Stefano (20 anni) per mano dell’ex convivente Luca Priolo (24anni) va assumendo contorni sempre più netti. I carabinieri della compagnia di Paternò e del comando provinciale di Catania hanno trovato i vestiti insanguinati di Priolo nelle campagne di Belpasso, vicino a un centro commerciale.
Il giovane ha confessato davanti al sostituto procuratore di Milano, Cristian Barilli, alla presenza del suo avvocato d’ufficio dando informazioni utili per fare ritrovare gli indumenti. Non è stata invece ancora recuperata l’arma del delitto, un coltello da caccia, che ha detto di avere lanciato nella stessa zona.
Secondo le prime indiscrezioni, Priolo avrebbe sostenuto di avere agito d’impulso e non in maniera premeditata. Dopo l’omicidio è fuggito in auto e si è recato a Milano, dove, alla stazione centrale, è stato fermato poco prima di prendere un treno per Lugano, da carabinieri del locale comando provinciale che erano stati allertati dai loro colleghi di Catania.
“Sono nei guai, aiutatemi e mandatemi dei soldi”. Questo l’sms che Luca Priolo ha mandato al padre usando il cellulare di un passante appena arrivato alla stazione. Il messaggio è stato letto dai carabinieri e l’uomo ha richiamato il figlio al cellulare dell’ignaro passante e ha capito che era alla stazione di Milano e che stava per fuggire all’estero.
Gli stessi militari dell’arma hanno inviato con whatsapp la foto dell’omicida ai colleghi di Milano che dopo 5 minuti, lo hanno bloccato e arrestato. Il particolare è emerso durante la conferenza stampa del procuratore Michelangelo Patanè e dei carabinieri del comando provinciale di Catania.
E sui legami tra il processo per stalking e l’omicidio commesso da Priolo, il procuratore Patanè è chiaro: “La sola risposta giudiziaria non è sufficiente per fronteggiare i casi di stalking come in questo caso il processo non è servito da deterrente per l’omicida”.
“Casi come questi sono difficili da fronteggiare perché imprevedibili – ha aggiunto il pm – ci sono sentimenti violenti che scatenano all’improvviso. E non servono eventi che facciano ipotizzare quello che è successo”. Significativi i particolari emersi in conferenza sulle prime confessioni del 24enne.
“Sì, sono stato io… ho perso la testa, non volevo ucciderla”, ha detto Luca Priolo. Alla base del folle gesto la gelosia e la decisione della ventenne di non volere rimettere la denuncia per stalking per la quale quel giorno ci sarebbe stata l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio del 24enne davanti al Gip di Catania.
Secondo quanto ricostruito attraverso diverse testimonianze, Luca Priolo nella tarda serata che ha preceduto il delitto ha aspettato Giordana, uscita con un cugino, davanti casa della giovane. L’omicida e la vittima hanno avuto una discussione sull’udienza del Gip dell’indomani, ma in maniera non accesa, tanto che il cugino li lascia da soli.
Poi l’omicidio e la folle corsa verso l’estero. Priolo scappa in auto fino a Messina, dove viene inquadrato dalle telecamere dell’autostrada, poi sale su un treno per Milano, da dove manda un sms al padre che farà scattare l’operazione dei carabinieri che lo fermano mentre sta per salire per un convoglio in partenza per la Svizzera.