Dopo la storica visita a Cuba, Papa Francesco ha visitato gli Stati Uniti per la prima volta nella sua vita. Il suo programma è stato ricco di avvenimenti ed incontri importanti: quello mondiale delle famiglie a Philadelphia, la visita alla Casa Bianca dove è stato calorosamente accolto dal Presidente Obama, il discorso al Congresso e all’Onu, con i riferimenti importanti all’accoglienza dei migranti, al sostegno sociale degli ultimi, al rifiuto del commercio delle armi, alla pena di morte, alla protezione dell’ambiente ed allo scandalo della pedofilia.
Ma quale comunità cattolica incontra in America Francesco, il quarto Papa a visitare gli Stati Uniti?
Gli Stati Uniti affondano le loro radici nella tradizione protestante, nutritasi nell’Ottocento di forti sentimenti anticattolici. Ma questo paese, con la sua storica ed ineguagliata capacità di accogliere ed amalgamare, è profondamente cambiato nel corso del secolo scorso. Le ondate di immigrazione irlandese, italiana, polacca e messicana ne hanno trasformato il tessuto sociale: oggi circa un quarto dei cittadini americani sono cattolici. E cattoliche sono figure chiave dell’establishment politico americano; figure del passato come il sindaco Fiorello La Guardia, i fratelli Kennedy, Il governatore Mario Cuomo sono ormai parte della storia americana, e ancora cattolici sono personaggi oggi all’apice dell’establishment politico, come Nancy Pelosi, speaker del Congresso per quattro anni, ed il vicepresidente Joe Biden.
Papa Francesco è immensamente popolare ovunque, anche tra gli americani. Ma la sua estrazione latino americana pone una certa distanza culturale tra lui e questo popolo, che si nutre di liberismo nel mito del ‘self made man’ e che ha considerato per molti decenni il Sud America come il giardino di casa, ove esercitare una spregiudicata supremazia in difesa degli interessi economici e politici nazionali.
La sua figura e la sua predicazione non hanno mancato di suscitare polemiche e perplessità anche in ambienti cattolici conservatori, che non ne comprendono le critiche franche e dirette al capitalismo liberista, l’approccio pastorale semplice che smitizza la figura del ‘Principe della Chiesa’ e l’attenzione ai temi ambientali. Al contrario, molti dei temi preferiti da Francesco come la lotta alla povertà, alle diseguaglianze e la contrarietà alla pena di morte sono condivisi dai progressisti americani. La stampa americana ha dato risalto a queste tensioni ‘politiche’ tra conservazione e visione liberal.
La Chiesa Americana ha seguito nei decenni passati le indicazioni provenienti da Roma sotto i pontificati di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI e si è profondamente impegnata sul tema di fondo della preminenza della famiglia nel tessuto sociale, continuando quindi la battaglia culturale e politica contro aborto, divorzio e matrimonio omosessuale.
In queste sue posizioni, ha trovato appoggi importanti nella comunità dei Protestanti Evangelici e con alcuni settori del Partito Repubblicano. Si è quindi trovata abbastanza spiazzata dalla predicazione di Papa Francesco, che invita a smussare le posizioni intransigenti, anteponendo i valori della comprensione misericordiosa e della fratellanza umana. Il blogger Ross Douthat del New York Times, un cattolico conservatore, ha espresso perplessità sulla sua linea accusandolo di voler compiacere un mondo secolarizzato. Il settimanale Newsweek, in una recente copertina dedicata al Papa ha titolato:” Is the pope catholic?”.
Papa Francesco non ha mancato di ricordare che non vi può essere alcuna tolleranza verso la pedofilia, che va perseguita dalla giustizia umana. È una comunità, quella cattolica americana, che è stata duramente colpita dallo scandalo della pedofilia,con centinaia di casi svelati negli ultimi quindici anni, un gran numero di preti implicati e coperture ad alto livello nelle gerarchie ecclesiastiche. I Vescovi americani, sotto la guida dell’arcivescovo di New York Timothy Dolan, hanno infine affrontato con determinazione la crisi, denunciato i sacerdoti pedofili e chi li copriva, ed emanato le linee guida per la protezione dei minori a livello diocesano. Ma il colpo all’immagine della Chiesa Cattolica è stato durissimo, specialmente nelle diocesi ove più numerosi sono i casi di abuso sessuale, come a Boston. Sono possibili ripercussioni nel lungo periodo su temi delicati quali le vocazioni e l’educazione cattolica.
Anche in America, come in molti paesi occidentali, la Chiesa soffre della diminuzione del numero di preti, religiosi e suore: sono diverse decine di migliaia in meno rispetto agli anni cinquanta, anche se negli ultimi anni c’è stato un leggero aumento degli ingressi in seminario. Alcune proiezioni prevedono che nel 2023 ci potrebbero essere essere negli Stati Uniti solo 13 mila sacerdoti per 18 mila parrocchie. Un numero crescente di parrocchie sono state soppresse o fuse con altre, ridimensionando la struttura di grandi arcidiocesi come quella di New York, dove entro la fine dell’anno chiuderanno altre 55 chiese.
La scuola Cattolica ha una grande tradizione in America; conta migliaia di istituti e tra questi vi sono enti di assoluto prestigio come le Università di Georgetown, Fordham e Notre Dame. Gli istituti cattolici contano oggi circa due milioni di alunni e non hanno alcuna sovvenzione pubblica, vietata dall’emendamento Blaine in vigore nella Costituzione di quasi tutti gli Stati sin dall’Ottocento; sebbene la Corte Suprema ne abbia rilevato alcuni vizi, non vi sono state modifiche legislative. Si sostengono quindi con le rette e le donazioni di privati e soffrono da oltre vent’anni la competizione delle ‘Charter Schools’, istituzioni private non confessionali che si sono diffuse grazie a fondi statali: circa cinquecento istituti cattolici hanno chiuso negli ultimi dieci anni. Il peso economiche delle rette conta parechhio nelle scelte: solo il 3% degli alunni ispanoamericani – la comunità cattolica più grande degli Stati Uniti – frequenta scuole cattoliche.
Ma imponente è il supporto ai bisognosi delle Charities cattoliche, una organizzazione storica che conta oggi 160 istituzione locali. Con un budget di oltre 5 miliardi di dollari, di cui circa metà di provenienza federale, si stima che nel 2013 le Charities abbiano assistito circa nove milioni di persone, con servizi di vitto, alloggio, forniture di prima necessità ed assistenza sanitaria. Una organizzazione di straordinaria vitalità, che fa leva su uno degli elementi distintivi della mentalità americana: la generosità dei privati.