(g.m.) Da un lato la maggioranza che presenta tre emendamenti, dall’altro la Lega che dice di averne presentati 82 milioni. Salvini ci perdoni se non crediamo neanche vagamente a questa boutade che serve solo a guadagnarsi un titolo sul giornale. Facciamo un rapido calcolo: presentando un emendamento al secondo ci vogliono circa tre anni per arrivare a quella cifra. Immaginiamo che agli emendamenti abbiano lavorato 100 persone, ci sarebbero voluti almeno tre mesi. Se poi qualcuno vuole dimostrare che quella cifra è vera si vede che la Lega non aveva molto altro da fare: sarebbero bastati, chessò, diecimila emendamenti per fare ostruzionismo tattico e magari anche un titolo di giornale. Ma poi, ci sono 82 milioni, tra parole virgole e punti, nel testo in esame?
C’è stata la tanto attesa fumata bianca. La maggioranza ha raggiunto un accordo nella notte e questa mattina ha depositato tre emendamenti al ddl Boschi firmati da Anna Finocchiaro.
Oltre alla questione dell’elettività dei senatori si affronta anche il tema delle funzioni del Senato e dei giudici costituzionali.
La Lega comunica di avere presentato 82 milioni di emendamenti sulla riforma del Senato che secondo la piddina Debora Serracchiani sono stati scritti da un generatore automatico. Grasso ha però affermato che non consentirà il blocco dei lavori bollando l’iniziativa della Lega come un’offesa alle istituzioni.
I senatori saranno decisi ‘in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge’. Questo il testo dell’emendamento all’articolo 2 del ddl Boschi, a firma Anna Finocchiaro frutto dell’intesa nel Pd.
Alle funzioni del nuovo Senato si aggiunge quella “di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica”. L’emendamento introduce inoltre la possibilità di verificare l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori. Inoltre il nuovo Senato “concorre a esprimere pareri sulle nomine di competenza del Governo nei casi previsti dalla legge e a verificare l’attuazione delle leggi dello Stato”.
Torna a Palazzo Madama la scelta di due giudici della Corte Costituzionale. Uno dei tre emendamenti presentati dalla senatrice Finocchiaro prevede infatti che la Corte costituzionale sia composta da 15 giudici di cui tre nominati dalla Camera dei deputati e due dal Senato.
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