Ai funerali di Gianluca Grimaldi, il consulente della cava Giardinello ucciso venerdì scorso, celebrati questa mattina a Palermo, erano presenti alcuni amministratori giudiziari che gestiscono beni sequestrati alla mafia a Palermo e in altre province.
A fianco della bara nella chiesa dei Cappuccini anche alcuni operai della cava, sul feretro poggiati i caschi da lavoro che indossava Grimaldi. “Non ne vale la pena”, è la frase ricorrente tra gli amministratori, sconvolti dal duplice omicidio e dal clima di tensione e sospetti attorno alla gestione dei beni sequestrati alla mafia per via dell’inchiesta della Procura di Caltanissetta sugli affidamenti degli incarichi che coinvolge giudici, magistrati e amministratori.
Secondo chi lavora nelle amministrazioni giudiziarie ci sarebbe una relazione tra il gesto dell’operaio e il clamore mediatico dell’indagine, seppure in fase preliminare, in particolare la pubblicazione di presunte parcelle d’oro e favoritismi. L’operaio che ha confessato il duplice delitto secondo gli investigatori però non avrebbe fatto alcun riferimento all’inchiesta. Nella chiesa gremita presenti anche numerosi colleghi, professionisti e consulenti delle amministrazioni giudiziarie, molti dei quali lavoravano col geologo e il ragioniere che si trovava nella cava e scampato alla furia omicida di La Russa.
“Poteva capitare a ognuno di noi – dice un ingegnere – Adesso abbiamo paura di recarci nei posti di lavoro, c’è un clima pesante”.