“Ma quale mafia. La frase ‘Cosa nostra’ era intesa come ‘cosa di mia moglie e mia’”. Sono le parole del padre del bambino che ha fatto affiggere manifesti 6 metri per 3 che annunciavano il battesimo con nome e cognome e con la scritta ‘Questa creatura meravigliosa è cosa nostra’ e la foto del piccolo con la coppola in testa.
L’uomo, intervistato dal quotidiano La Sicilia, che ha, appunto, reso pubblico nome e viso del piccolo ha detto “Ho sicuramente fatto una cosa che è stata male interpretata. I mass media hanno gonfiato la situazione senza rispettare la privacy”.
“La cosa che mi ha dato più fastidio – ha aggiunto – e che nessuno ha parlato delle cose positive che mi riguardano. In carcere mi sono laureato in scienza dell’economia aziendale ad Alessandria e in Giurisprudenza a Messina. Ho pagato il mio debito e da 5 anni sono un uomo libero e pulito, faccio l’impiegato”.