Un decreto legge scritto, discusso e approvato in pochissime ore. Il governo ha varato ieri un decreto che inserisce musei e siti archeologici fra i servizi pubblici essenziali, come trasporti, scuole e ospedali. A scatenare l’indignazione del Consiglio dei ministri la chiusura del Colosseo e dei più importanti monumenti di Roma per più di tre ore per assemblea sindacale. Migliaia i turisti in coda e inviperiti.
“Non lasceremo la cultura in ostaggio di quei sindacalisti”, è esploso il premier Matteo Renzi.
Non lasceremo la cultura ostaggio di quei sindacalisti contro l’Italia. Oggi decreto legge #colosseo #lavoltabuona pic.twitter.com/D154PLS8L8
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 18 Settembre 2015
Toni più concilianti dal ministro per la Cultura, Dario Franceschini: “Assemblee e scioperi si potranno fare, ma con regole particolari”.
Un decreto legge snello e chiaro: alla legge 146 del 1990 è stata fatta un’aggiunta “all’articolo 1 comma 2” – come ha spiegato lo stesso ministro – che contempla adesso nell’elenco dei servizi pubblici essenziali anche l’apertura garantita dei musei e degli altri beni culturali. Pompei e Colosseo in primis. Ma “le regole del decreto legge varranno per tutti i musei e i luoghi di cultura, senza fare distinzione tra statali, comunali, pubblici e privati”, ha puntualizzato ancora il ministro.
“Non facciamo nessuna attentato al diritto di sciopero, ma per come è fatta l’Italia diciamo che i servizi museali stanno dentro i servizi pubblici essenziali”. “Dobbiamo avere più attenzione verso chi vuole bene all’Italia“, verso tutti gli italiani o i turisti “che fanno migliaia di chilometri per venire a vedere” il Colosseo o gli altri capolavori del nostro patrimonio artistico. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi commentando l’importanza del decreto varato dal Cdm che equipara i servizi della cultura ai servizi essenziali. “Degli amici mi hanno raccontato di aver intercettato sul treno Roma Firenze l’amarezza di un gruppo di turisti americani, questo è senza parole”.
Sulle barricate i sindacati: “Strano paese quello in cui un’assemblea sindacale non si può fare”, commenta il leader della Cgil, Susanna Camusso. “Capisco fare attenzione in periodi di particolare presenza turistica, ma se ogni volta che si fa un’assemblea si dice che non si può, si dica chiaramente che non ci possono essere strumenti di democrazia”.
La conversione del decreto varato ieri dal governo è “una straordinaria occasione per avviare in modo urgente una riflessione in ordine alla necessità di operare altre modifiche in ordine alla legge 146. Che il Parlamento non perda tempo”. Lo afferma all’ANSA il Presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi Roberto Alesse.