La riforma costituzionale passa all’esame dell’Aula del Senato, così come deciso ieri a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.
Le operazioni, però, si sono subito confermate complesse. Il Senato stamattina ha bocciato le pregiudiziali di costituzionalità presentate da M5s, Sel, Lega e Forza Italia. Sono stati 171 i voti contrari, otto gli astenuti e 86 i sì.
L’Aula del Senato, nel pomeriggio, ha respinto le questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni al ddl di riforma costituzionale. La votazione è avvenuta per alzata di mano.
Altra buona notizia per il governo arriva quando viene respinta anche la questione sospensiva presentata dal senatore FI Lucio Malan che chiedeva il ritorno del ddl Boschi in commissione. Tiene la maggioranza con 171 i contrari e 8 gli astenuti (che al Senato equivalgono ad altrettanti no) alle richieste delle opposizioni.
Il M5S poco prima aveva ha comunicato che “abbandona a tempo indefinito la commissione Affari Costituzionali del Senato, che di fatto è stata commissariata ed esautorata dal Governo per la seconda volta in pochi mesi. Prima il blitz sulla legge elettorale, ieri quello sulla Costituzione”. Lo affermano i senatori del Movimento 5 Stelle Vito Crimi, Nicola Morra e Giovanni Endrizzi, membri della commissione Affari Costituzionali del Senato.
Il portavoce del gruppo dei ‘verdiniani’ al Senato, Vincenzo D’Anna, ha dichiarato ai cronisti i suoi colleghi sono pronti a votare la riforma costituzionale. “Circa 15-20 giorni fa, in tempi non sospetti, c’è stata una riunione del gruppo che ha deciso di votare la riforma – ha detto – Ovviamente se ci sarà il sì poi chiederemo un confronto per entrare in maggioranza”.
In apertura dei lavori, stamattina, la discussione è stata sospesa quasi subito, il presidente del Senato Pietro Grasso ha quindi accolto la richiesta della Lega riunendo i capigruppo. L’oggetto del contendere è il superamento del parere della commissione Bilancio sul finanziamento delle missioni internazionali.
La seduta è successivamente ripresa nonostante i toni durissimi di Sel e Lega. Calderoli parla addirittura di creazione di un “presupposto per un possibile ritorno del fascismo”. Il rischio, per l’esponente del Carroccio, è che “ad un partito del 25% venga data la possibilità di fare il Presidente della Repubblica, 10 giudici della Corte costituzionale, le authority e il Csm”.
“C’è uno squilibrio che va corretto – ha proseugito Calderoli – se in un sistema la maggioranza si prende gli organi di garanzia, non è più un sistema, ma un regime”.
In mattinata Grillo ha anche lanciato un appello al Capo dello Stato Sergio Mattarella direttamente dal suo blog: “Alla luce di quanto avvenuto ieri con la decisione del governo di portare la riforma costituzionale all’esame dell’Aula del Senato senza concludere i lavori nella Commissione competente, disattendendo quanto previsto dalla stessa Costituzione (articolo 72, comma 4), il Movimento 5 Stelle avverte la necessità e l’urgenza di manifestare al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, la sua preoccupazione per il grave strappo delle regole e delle procedure parlamentari in atto in queste ore”.
“Confidiamo di trovare in Mattarella la sensibilità istituzionale e l’attenzione che è mancata nell’Aula del Senato. E che il Capo dello Stato ha sempre manifestato, come dimostrano le sue autorevoli parole pronunciate nel discorso in aula nel 2005 proprio mentre si discuteva di riforma costituzionale e in cui il M5S si ritrova completamente. Leggete e diffondete”, ha scritto il leader del M5S.
Intanto è già partita la consueta corsa ad accaparrarsi quanti più voti possibili tra i dissidenti dei vari gruppi parlamentari. Basta la maggioranza semplice, ma è intenzione del governo dare un segnale forte in vista delle prossime letture.
In arrivo potrebbero esserci 12 senatori portati in dote da Denis Verdini e i 35 esponenti di Ncd e Udc convinti da Renzi che ha fornito rassicurazioni circa l’ambitissimo premio di coalizione.
“Io non sono per nulla in ansia, non sono preoccupata per i numeri. Se avessimo avuto paura avremmo cercato di fare melina, invece di chiedere una accelerazione sui tempi per andare direttamente in aula“. Mostra sicurezza il ministro per le riforme Maria Elena Boschi, intervistata dal Corriere della Sera.
Il ministro torna così a parlare della riforma del Senato. Il presidente Grasso? “Ha detto che ci farà sapere solo in Aula. Bene, adesso siamo in Aula, lo aspettiamo”.
“Se Camera e Senato hanno già votato un testo – spiega il ministro -, nessuno può rimetterlo in discussione. È la tesi della Finocchiaro, dei costituzionalisti, delle consuetudini. È un principio che vale da sempre. Se lo superi vale per tutti gli altri articoli e vorrebbe dire riaprire tutto il provvedimento”. Boschi spiega anche il perchè dell’urgenza di andare in aula anche senza un accordo: “abbiamo l’esigenza di rispettare la data del 15 ottobre, perchè poi dobbiamo presentare la legge di Stabilità. L’Europa ci riconosce spazi finanziari di flessibilità se in cambio facciamo le riforme. La sola clausola delle riforme vale qualcosa come otto miliardi da spendere”.
Una riflessione poi il ministro la fa sul suo partito: sulla riforma, dice Boschi, “mi piacerebbe che ci fosse anche il Pd tutto unito e spero in una soluzione che tenga tutti assieme, magari con un pezzo delle opposizioni“. Se sono buoni anche i voti di Verdini, Tosi e Berlusconi? “Sì. Se chi le ha votate le rivotasse, la riforma avrebbe più valore”.