Secondo i dati diffusi dal Centro studi di Confindustria, l’economia italiana è attesa da un “biennio di recupero” che potrebbe portare al rialzo del Pil. Nello specifico i dati parlano di un +1% nel 2015 e un +1,5% nel 2016 contro il +0,8% e il +1,4% relativi alle stime di giugno.
Giorgio Squinzi, leader degli industriali, è sicuro: “L’economia italiana sta ripartendo, ma ha bisogno di un forte slancio che può provenire solo da politiche provvedimento ambiziosi, a cominciare dalla legge di Stabilità sulla quale presenteremo le nostre proposte per sostenere la crescita in un arco temporale di medio-lungo termine“.
L’obiettivo è quindi un positivo +2% di Pil per l’anno prossimo. Ma già per quest’anno passare dal +0,7% stimato dal governo al +0,9% previsto da Confindustria, è sicuramente un buon risultato. E c’è di più, perché “nel biennio avverrà la creazione di 494mila posti di lavoro“, secondo ‘Scenari economici. Le sfide della politica economica’.
“Le previsioni sono prudenti alla luce del potenziale effetto complessivo sull’economia del paese dei bassi livelli dei tassi di interesse, del cambio dell’euro e del prezzo del petrolio e della riaccelerazione del commercio mondiale l’anno venturo”, mette in guardia il Csc.
Per parlare di vera ripresa, però, bisogna prima “abbassare altri ostacoli, contro i quali occorrono interventi decisi e solerti”. “I provvedimenti che arriveranno con la legge di stabilità possono rafforzare notevolmente l’intensità del recupero dell’economia italiana, che rimane fragile e modesto”.
I dati. Il tasso di disoccupazione è in calo al 12,2% nel 2015 (dal 12,3% pronosticato a giugno) e all’11,8% nel 2016 (dal 12%). L’occupazione crescerà dello 0,7% nel 2015 (+0,5% stime giugno) e dell’1% nel 2016 (stessa stima di giugno).
Per il Csc, “il tasso di occupazione dopo essere diminuito di 864mila unità dal 2008 a fine 2013, ha registrato un recupero tra il primo quarto 2014 e primo quarto 2015 (+169mila unità) e un forte incremento nel secondo trimestre: +103mila sul primo. In luglio gli occupati sono cresciuti ancora (+0,2% rispetto al trimestre precedente) tornando sui livelli di fine 2012″.
Positivo anche l’andamento del rapporto deficit/Pil che “scende quest’anno al 2,8% del Pil dal 3% nel 2014 e al 2,1% nel 2016”. “Il deficit stimato è leggermente in aumento rispetto alla previsione di giugno (2,7% del pil in 2015 e 2% nel 2016) per effetto delle maggiori uscite”,
Questo per effetto combinato della riduzione della spesa per interessi e dell’aumento dei redditi da lavoro connesso alla stabilizzazione del personale in attuazione della ‘Buona Scuola’ e per la revisione al ribasso del tasso di crescita del pil nominale. Il Csc stima inoltre che il debito pubblico si attesti al 133% del Pil nel 2015 (dal 132,1% del 2014) e al 132,6% nel 2016.