La rieducazione del sistema immunitario non solo servirebbe a riconoscere il cancro al seno ma anche a distruggerlo. Il tutto attivando e accelerando le difese naturali dell’organismo. Si chiama oncoimmunoterapia la nuova speranza lanciata in questi giorni a Padova dove fino a domani 150 studiosi e medici di tutto il mondo si confrontano al Centro Papa Luciani, in occasione del congresso “Meet the professor”.
Sono stati presentati e discussi i risultati di due nuovi studi nell’ambito della cura del tumore al seno.
Secondo il professor Pier Franco Conte, direttore dell’Oncologia Medica dell’Università di Padova e coordinatore della Breast Unit dello Iov, “l’oncoimmunoterapia sembra particolarmente promettente verso i tumori più aggressivi: gli Her2+ e i Tripli negativi. Le nuove terapie, per ora sperimentali, agiscono non tanto stimolando il sistema immunitario per evitare il rischio di reazioni autoimmuni, ma depotenziando il freno che il sistema immunitario stesso si impone. La cosa straordinaria è che la terapia immune è duratura nel tempo, il sistema immunitario diventa capace di controllare il tumore molto più a lungo. Finalmente si può parlare di guarigione”.
I medicinali su cui si sta lavorando aumenterebbero la capacità di riconoscere le cellule cancerose da parte dei linfociti e allo stesso tempo di incrementare l’efficienza per distruggerle.
Altra ricerca innovativa, sempre presentata a Padova, che cambierà le modalità di cura garantendo alle donne la guarigione anche dai carcinomi più aggressivi, è destinata a scongiurare altri ‘casi Angelina Jolie’. Il cancro al seno e all’ovaio di origine genetica si potrà sconfiggere senza l’asportazione preventiva.
Questo secondo studio è condotto allo Iov su 400 pazienti e riguarda persone portatrici di una mutazione dei geni Brca1 o Brca2 (come l’attrice americana) che hanno un rischio molto elevato di sviluppare un carcinoma mammario (fino al 70-80%) o all’ovaio (fino al 40%). Finora la risposta è stata la prevenzione attraverso controlli mirati e, come soluzione estrema, l’asportazione preventiva. Ora i ricercatori padovani hanno scoperto la possibilità di terapie mirate: da luglio è in commercio un nuovo farmaco per il tumore all’ovaio e si sta lavorando a quello per il cancro al seno.