Duecento rifugiati sono partiti a piedi dalla stazione di Budapest con lo scopo di raggiungere Vienna. Il gruppo, fra cui donne e bambini, ha attraversato il Danubio per dirigersi verso l’autostrada Budapest-Vienna. Si tratta di ben 240 km. La polizia ha accompagnato il gruppo fermando il traffico al passaggio.
In una lettera alle autorità europee diffusa oggi da Le Monde, di Francoise Hollande e Angela Merkel chiedono la creazione immediata di “hot spot”- centri per migranti e richiedenti asilo – che dovranno essere “pienamente operativi al massimo entro la fine dell’anno”.
La creazione dei centri di accoglienza per migranti, richiesti con urgenza dal presidente francese e dalla cancelliera tedesca dovrà essere “accelerata in Italia e in Grecia”, scrivono nella lettera i due leader. Hollande e Merkel si dicono “determinati a difendere Schengen”, il trattato che “garantisce la libera circolazione” in seno all’Ue e “permette agli stati membri di meglio far fronte alle sfide che si trovano davanti”.
Per il secondo giorno consecutivo circa 500 rifugiati si trovano a bordo di un treno bloccato a Bicske, una città a nordovest di Budapest che ospita uno dei cinque centri del Paese per i richiedenti di asilo. La stragrande maggioranza di loro si rifiuta di andare nel centro, dove le autorità chiedono che vengano registrati.
L’Ungheria, nel frattempo, ha dichiarato lo “stato d’emergenza” per la questione migranti: il Parlamento, con i voti della maggioranza governativa e degli estremisti, ha approvato un pacchetto di leggi molto restrittive. Slitta, invece, l’invio di militari sul confine. Fra i provvedimenti restrittivi, ci sono l’istituzione di zone di transito alla frontiera per bloccare gli arrivi e l’inasprimento dei criteri per il diritto di asilo.
Intanto, il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore delle forze armate Usa, in un’intervista esclusiva alla Abc, Dempesy si è detto “preoccupato” e ha sottolineato la necessita’ per tutti di agire “sia unilateralmente che con gli alleati”, considerando cio’ che sta avvenendo “come un problema generazionale mettendo sul piatto adeguate risorse che permettano di affrontare la crisi per almeno 20 anni“.