Proseguono ancora le indagini della polizia di stato sul duplice omicidio nella villa di Palagonia. Gli investigatori si stanno concentrando sulla casa e sul giardino, dove sono state trovate delle mutande da uomo insanguinate.
Potrebbero appartenere all’ivoriano fermato, che le avrebbe tolte per paura di essere sospettato. Gli investigatori stanno controllando i tabulati del suo cellulare, da cui sarebbero partite almeno due chiamate. Nessuna ammissione da parte sua.
Dall’autopsia su Mercedes Ibanez, sono emersi elementi che porterebbero a ipotizzare che la donna sia stata violentata: “Si tratta solamente di indizi – ha riferito una fonte giudiziaria – anche se diversi, che non danno certezze”. Si dovranno attendere altre analisi. La consulenza dovrebbe essere depositata nell’arco dei prossimi due mesi.
Non cambia, per il momento, il capo d’imputazione l’ivoriano. Nonostante gli indizi emersi dall’autopsia all’extracomunitario non è contestata la violenza sessuale. Domani davanti al Gip di Caltagirone, nell’udienza di convalida del suo fermo eseguito dalla polizia di Stato su disposizione della locale Procura, resterà indagato per duplice omicidio aggravato
Agli investigatori della squadra mobile di Catania e a quelli del commissariato della polizia di Caltagirone, il livoriano nel frattempo ha detto la sua: “Il borsone (al cui interno c’erano il cellulare e il PC portatile delle vittime, ndr.) l’ho trovato per strada, che male c’è? Perché mi state trattenendo, visto che ho chiarito tutto? Tra l’altro sono uscito alle 6, e sono rientrato adesso. Non avrei avuto il tempo di andare e tornare da Palagonia“.
Manca però una registrazione dell’uscita, e il poliziotto di turno nega di averlo visto passare dall’ingresso principale. L’ivoriano potrebbe avere scavalcato la recinzione, o potrebbe essere passato da uno dei buchi che vengono creati.
Nel borsone, poi, c’erano anche un paio di pantaloni, appartenente al presunto sospetto, macchiati di sangue e una cintura bianca, con grossa fibbia. Gli stessi abiti che indossa in una foto contenuta sul cellulare personale. Al momento del fermo, l’ivoriano indossava una T-shirt grigia di un’impresa di Palagonia, con cui Vincenzo Solano collaborava; aveva addosso poi i pantaloni della vittima – sebbene di due misure più grandi – e le sue pantofole. Ciò che si ipotizza è che il presunto killer, dopo la strage, si sarebbe cambiato gli abiti, per non destare sospetti al suo rientro al Cara.
Martedì mattina, intanto, è stata allestita la camera ardente nella Sala Azzurra del Comune di Palagonia: nel pomeriggio di mercoledì, invece, dovrebbero tenersi i funerali, nella chiesa di Maria Ausiliatrice. “Abbiamo accettato l’invito dell’amministrazione comunale – racconta Rosita Solano – anche perché non avevamo dove portarli: la nostra casa è ancora sotto sequestro come scena del delitto”.
Intanto saranno celebrati dal vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri domani, alle 17, nella chiesa Santa Maria Ausiliatrice di Palagonia i funerali di Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez. La Procura di Caltagirone ha firmato il nulla osta per la restituzione delle salme.
Intanto il Comune, sul proprio sito internet listato a lutto, annuncia che dalle 18 alle 22 di oggi, nella sala Azzurra, sarà allestita la camera ardente, che riaprirà domani 8 alle 16.