Il problema dell’immigrazione ormai è diventata un’emergenza quotidiana. Un flusso inarrestabile di profughi arriva in Europa e i Paesi non sembrano più essere pronti per accoglierli nel migliore dei modi. Altri invece, stanno decidendo di imporre sempre maggiori restrizioni.
IL MONITO DI BRUXELLES – In vista del vertice convocato per il prossimo 14 settembre da Bruxelles arriva un monito: “Serve andare rapidamente – ha detto il primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans – verso regole europee comuni sulla richiesta d’asilo, sapendo che solidarietà e responsabilità sono principi indissolubili. È necessario – ha aggiunto – accelerare le procedure di registrazione”.
“L’Europa intera si mobiliti” ha aggiunto Timmermans. “Serve un sistema d’asilo europeo. Non dobbiamo lasciare la porta aperta a xenofobia e populismo. Alla strada di ciascuno per se stesso. Ciascuno per se stesso non ha mai portato a risultati positivi”.
DA BERLINO – “C’è un grande accordo – ha detto la Merkel a Berlino – sul fatto che l’Italia debba essere aiutata” nella crisi dei profughi. “Non è possibile, ha aggiunto la cancelliera, che i tanti migranti che arrivano in Italia ci restino”.
LA SITUAZIONE IN UNGHERIA – Da Bruxelles si prende posizione anche sul muro anti-migranti in Ungheria. “Le barriere non mandano il messaggio giusto” e la Commissione Ue “non incoraggia l’uso di muri ma di altri mezzi” per la sorveglianza delle frontiere. Resta però una “competenza nazionale” per cui Budapest non incorre in “nessuna conseguenza legale”.
LONDRA CHIUDE LE PORTE – Il ministro britannico dell’Interno Theresa May, ha chiesto una riforma della libera circolazione nell’Ue, in modo da autorizzare la permanenza in Gran Bretagna soltanto a chi possiede un lavoro, chiudendo invece le porte ai disoccupati stranieri dell’Unione, in deciso aumento in Gran Bretagna secondo il governo.
In un editoriale sul Sunday Times, May definisce l’attuale livello dell’immigrazione “non sostenibile”, in quanto mette troppa “pressione sulle infrastrutture, come case e trasporti, e i servizi pubblici, come scuole ed ospedali”. Secondo il ministro, l’immigrazione dai paesi Ue è più che raddoppiata rispetto al 2010, ed “è per questo che la volontà del governo di rinegoziare la relazione della Gran Bretagna con l’Ue è così importante”.