Atene risponde a Kos. Un contingente supplementare di agenti è stato inviato sull’isola dell’Egeo orientale per supportare le autorità locali nella gestione delle tensioni esplose nelle ultime ore. Il capo dell’Elas, Dimitris Tsaknakis, ha disposto l’invio sull’isola di due unità delle polizia anti-sommossa e di 12 agenti dell’unità immigrazione.
Gli oltre settemila migranti presenti sull’isola greca di Kos, rischiano infatti di diventare in breve tempo un problema difficilissimo da gestire per Atene. Ieri nello stadio di Kos si è sfiorata la tragedia quando durante una normale registrazione e consegna di documenti, la folla di migranti, complice l’afa e l’attesa interminabile, è entrata in contatto con la polizia.
Dopo gli scontri, il sindaco Giorgos Kyritsis ha lanciato un appello al governo di Atene chiedendo assistenza immediata per affrontare una situazione bollente: “Se non verranno presi opportuni rimedi, la situazione sfuggirà di mano e scorrerà il sangue”.
L’emergenza è sotto gli occhi di tutti. Il rischio, neanche a dirlo, è quello di generare tensione nelle fazioni contrapposte: da un lato la polizia in evidente inferiorità numerica e con strumenti non adeguati, e dall’altra i migranti, afghani e siriani su tutti, già provati dalla fame e dagli stenti di un viaggio interminabile.
Ed è di lunedì pomeriggio il video diffuso in rete in cui si vedeva un agente di polizia minacciare e schiaffeggiare un migrante tenendo un coltello in mano. Poco dopo, lo stesso poliziotto ha spintonato un altro clandestino per allontanarlo. L’agente è stato sospeso dal servizio e sulla vicenda è stata aperta un’indagine amministrativa.
L’ondata di migranti giunti dalla Turchia ha messo in ginocchio un’isola da sempre meta turistica ambitissima in Europa. Secondo gli ultimi dati della Guardia Costiera, le persone sbarcate nei primi sette mesi di quest’anno sulle isole greche sarebbero almeno 124mila. Un dato allarmante non solo per la Grecia, ma anche per l’Europa.