È stato pubblicato dalle Nazioni Unite il rapporto 2015 sul futuro della popolazione mondiale: nel 2050 saremo circa 9 miliardi, con una crescita di quasi 2 miliardi rispetto ad oggi. Le stime più a lungo termine sono fumose, perché i trend di fertilità nel lungo periodo non sono prevedibili con sicurezza.
Nei prossimi 40 anni, l’incremento non sarà equamente distribuito. In Europa, e particolarmente nell’area del Mediterraneo e nell’est, invecchiamento e diminuzione della popolazione sono già una realtà. Da qui al 2050, si stima una riduzione dell’ordine di decine di milioni di abitanti. I flussi migratori dai paesi africani e dall’Asia non saranno sufficienti a riequilibrare questa tendenza, con prevedibili difficoltà economiche legate alla cura degli anziani.
I paesi africani, che oggi contano circa 1 miliardo di abitanti , vedranno la loro popolazione raddoppiare. La natalità in alcuni paesi come Niger, Mali e Somalia – peraltro tra i più poveri al mondo – si attesta oggi in 6 – 7 figli per donna. La Nigeria balzerà dai 150 milioni attuali ai 300 milioni nel 2050. I problemi di penuria di acqua e cibo per questi popoli, già oggi drammatici, sono destinati ad acuirsi in mancanza di adeguate politiche di sviluppo.
Declino della popolazione ed invecchiamento caratterizzeranno Giappone e Cina; il Giappone rischia di perdere oltre 15 milioni di abitanti al 2050 e diventerà il paese più vecchio al mondo. Le stime per la Cina indicano una popolazione stazionaria intorno agli 1,3 miliardi fino al 2030 e poi una diminuzione. L’India, in forte aumento demografico, diventerà il paese più popoloso al mondo con oltre 1,5 miliardi di abitanti.
Negli Stati Uniti la popolazione aumenterà in modo contenuto, sostenuta da una natalità superiore a quella europea e dalla forte immigrazione da Asia ed America Latina. Le stime più ottimistiche prevedono una crescita sino a 400 milioni nel 2050 rispetto ai 320 di oggi. L’America Latina ha una popolazione giovane, che è molto aumentata nel secolo scorso. Ma i tassi di fertilità sono crollati negli ultimi anni e si prevede un invecchiamento significativo: oggi in Messico ogni donna ha in media due figli ed in Brasile 1,8. Erano 5-6 negli anni sessanta e settanta.
Il mondo del 2050 sarà dunque più popoloso e l’età media più alta: gli over 65 cresceranno dall’attuale 7% al 16% della popolazione globale. Secondo la FAO, aumenterà anche la ricchezza globale, con una stima di crescita del PIL pari al 150%, concentrata in Asia ed Africa. Il mondo necessiterà quindi di più acqua, cibo ed energia.
Secondo la FAO, i consumi di acqua potrebbero raddoppiare al 2050. Già oggi la sicurezza idrica è un problema in un’ampia fascia che dal Golfo di Guinea raggiunge la Cina e l’India: l’acqua è motivo di tensioni politiche nell’area del Nilo, in medio oriente e nel sud est asiatico. L’utilizzo dell’acqua di mare non sembra oggi una soluzione su vasta scala, a causa dei costi proibitivi per la desalinizzazione.
La FAO stima inoltre un aumento del 60% della produzione agricola mondiale per venire incontro alla domanda di cibo nel 2050. Un aumento ancora maggiore è previsto per i consumi di carne. Ma vi sono ostacoli importanti da superare per il raggiungimento della sicurezza alimentare: la disponibilità di acqua e la riduzione della superficie coltivabile a causa della desertificazione legata al riscaldamento globale e dell’espansione delle superfici urbane.
Secondo le principali multinazionali del settore i consumi di energia aumenteranno del 50%, sostenuti dallo sviluppo delle energie rinnovabili. I consumi fossili rimarranno stabili: la Cina sosterrà la sua crescita con il carbone e gli Stati Uniti continueranno l’estrazione di idrocarburi da scisti, una pratica peraltro inquinante e che pone problemi di stabilità del sottosuolo. Rimane aperto il tema della riduzione dei gas serra e dei cambiamenti climatici.
Alla luce di queste previsioni assume ulteriore valore l’enciclica ‘Laudato si’ di Papa Francesco, che tratta i temi del rispetto dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Non un’enciclica ‘ambientalista’, come lui stesso ha voluto precisare, ma sociale: il rispetto della Terra, delle sue risorse e della sua biodiversità sono elementi fondamentali di attenzione e cura per i poveri di oggi e per le generazioni future.
Il Papa ha evidenziato l’inadeguatezza del modello culturale dei paesi avanzati, che sposa elevati consumi e sprechi a sentimenti ambientalisti superficiali. Ha anche messo in guardia da una fiducia eccessiva nel progresso scientifico e tecnologico che, se non è guidato da finalità etiche e sociali, rischia di avere effetti controproducenti.
Il Pontefice ha indicato la strada dello sviluppo di un’ecologia integrale, che unisca attenzione all’ambiente, alla società e alla cultura dell’uomo. La cooperazione internazionale, l’unità di intenti su scala globale, l’educazione a una visione etica del problemi sociali e ambientali, sono alcuni elementi chiave; la comunità umana deve superare il semplice concetto di benessere materiale in favore di una dimensione più completa, ove l’uomo e la natura siano parte di un progetto di salvaguardia e valorizzazione globale.
Come non essere d’accordo?