Un monito diretto, duro e inequivocabile quello di Papa Francesco sul tema dei profughi e dell’accoglienza in occasione dell’incontro per il centenario del Movimento eucaristico giovanile.
Dopo i respingimenti dei migranti Rohingya, gruppo etnico islamico da sempre perseguitato, il Papa ha detto: “Pensiamo a quei nostri fratelli cacciati da un Paese e poi da un altro. Vanno sul mare, quando arrivano a un porto gli danno un po’ d’acqua e poi li cacciano ancora. Questo è un conflitto non risolto. Si chiama guerra, violenza, uccidere”.
Il dialogo, in questo come in altri temi, è la chiave di tutto: “Le tensioni si risolvono con il dialogo. Se affrontate bene portano più in alto, verso l’armonia, ma l’armonia provoca un’altra tensione per essere più armonica”. L’esortazione: “Ragazzi, non abbiate paura delle tensioni, ma anche siate furbi, perché se ami la tensione per la tensione, questo ti fa male e ti distrugge”.
“Soltanto in paradiso non ci saranno i conflitti – prosegue Papa Francesco – Cosa sarebbe una famiglia, una società senza conflitti? Sarebbe un cimitero, perché soltanto nelle cose morte non ci sono conflitti e tensioni. Ognuno deve individuare le tensioni della sua vita che fanno crescere”.
Insomma, ogni giovane deve avere la “virtù del coraggio”. “Un giovane senza coraggio è annacquato, va in pensione a 20 anni se vede tutto sicuro e tranquillo nella vita”, ha concluso Papa Franceso.