È una storia incredibile quella accaduta a Genova il 14 luglio scorso e raccontata solo adesso dal Secolo XIX. Un uomo è stato aggredito dal branco mentre si trovava su un autobus perchè ritenuto gay. Alla domanda di una ragazza: “Gay perché guardi il mio fidanzato”, l’uomo ha risposto di essere “sovrappensiero”.
Un pretesto. Il 40enne era con un amico. Entrambi infatti sono stati brutalmente picchiati da sei persone. La vittima, tornata a casa, ha raccontato tutto alla sua compagna. I danni dell’aggressione, però, erano seri: un ematoma cerebrale scoperto dopo una settimana lo ha ridotto in fin di vita.
Il tutto è avvenuto sull’autobus della linea 1 fermo al capolinea di Caricamento. L’uomo sale sul bus con un amico, poi viene aggredito con un pretesto omofobo da un gruppo di sei persone, comprese due donne. Calci, pugni, colpi di catena tutto davanti a un autista che non è intervenuto per bloccare il massacro, né con una telefonata ai soccorsi, né con una chiamata alla polizia.
Per questo motivo il conducente è stato denunciato dagli inquirenti con l’accusa di “favoreggiamento”. In parallelo è partita un’inchiesta per tentato omicidio. I militari da quasi due settimane stanno lavorando per identificare gli aggressori mettendo al setaccio le immagini raccolte dalle telecamere presenti in zona.
Le ragioni dell’aggressione, appurata la non omosessualità della vittima, rimangono comunque di matrice omofoba: “Forse è stato il suo look eccentrico a creare l’equivoco”, ha detto la sua ragazza. Il 40enne si trova ancora in prognosi riservata, ma le sue condizioni sembrano essere stazionarie.