Sono stati sospesi per dieci mesi, dal gip di Catania, i tre medici indagati per omicidio colposo e falso ideologico per la morte della piccola Nicole, la neonata deceduta il 12 febbraio scorso, poche ore dopo la nascita avvenuta nella clinica Gibiino, mentre era in ambulanza diretta a Ragusa.
L’ordinanza di applicazione della misura interdittiva della sospensione e’ stata emessa nei confronti del neonatologo Antonio Di Pasquale, della ginecologa Maria Ausilia Palermo e dell’anestesista Giovanni Alessandro Gibiino.
Il giudice ha ravvisato la sussistenza del ”pericolo concreto ed attuale di reiterazione dei reati”, ritenendo il provvedimento ”adeguato a scongiurare tale pericolo”.
La misura cautelare interdittiva dall’esercizio della professione medica è stata emessa dal gip su richiesta della Procura etnea. Ad illustrarla sono stati stamane incontrando i giornalisti il procuratore della Repubblica facente funzioni Michelangelo Patané e i sostituti Alessandra Tasciotti ed Angelo Brugaretta. L’ordinanza che dispone la misura interdittiva è già stata trasmessa all’Ordine di medici di Catania per le relative valutazioni sugli eventuali provvedimenti di carattere disciplinare nei confronti de tre medici. La consulenza tecnica medico-legale depositata il 29 aprile scorso ha evidenziato a carico dei tre medici indagati ”condotte gravemente colpose causalmente incidenti sulla morte della piccola”. Per la Procura inoltre ”la documentazione medica sequestrata nella clinica Gibiino è apparsa da subito carente e complessivamente inattendibile con riferimento al decorso del travaglio, alle condizioni della bambina subito dopo la nascita e alle manovre rianimatorie praticate”.
L’ipotesi investigativa iniziale è stata confermata nel corso delle indagini, in particolare dalle valutazioni di consulenti tecnici, dalle dichiarazioni dei tra testimoni, dall’acquisizione di un video del parto e dalle analisi delle registrazioni delle telecamere di videosorveglianza interne ed esterne della Clinica Gibiino.
Un significativo contributo alla ricostruzione dei fatti è derivato dall’attività di intercettazione telefonica, che ha consentito di accertare l’incompletezza del kit di emergenza neonatale in dotazione alla sala parto, con particolare riferimento alla mancanza degli strumenti necessari per la caratterizzazione del neonato”, procedura ritenuta ”indispensabile per una corretta rianimazione e stabilizzazione del bambino”.
Nell’ordinanza del gip vengono anche sottolineate ”le condotte di inquinamento probatorio poste in essere dagli indagati sia in relazione ai reati di falso ideologico sia in relazione alla pervicacia dimostrata dagli stessi nell’occultamento del delitto di omicidio colposo, come emerso dalle dichiarazioni rese in sede di interrogatorio e dalle intercettazioni telefoniche”. Nei prossimi giorni sono previsti gli interrogatori di garanzia di fronte al giudice
“Noi riteniamo che nel momento in cui la bambina ha lasciato la clinica non aveva nessuna speranza di sopravvivenza. L’accusa che viene mossa al ginecologo di fiducia e’ che si sarebbe dovuto procedere con un parto cesareo d’urgenza”. Lo ha affermato il Procuratore della Repubblica a Catania facente funzioni Michelangelo Patané incontrando i giornalisti in merito alla misura cautelare interdittiva adottata dal gip nei confronti dei tre medici indagati per la morte della piccola Nicole.
La neonata morì il 12 febbraio scorso poche ore dopo la nascita avvenuta nella clinica Gibiino, mentre era in ambulanza diretta a Ragusa per la mancanza di posti letto nell’Unita di terapia intensiva neonatale negli ospedali del capoluogo etneo e a Siracusa. ”Si e’ accertato – ha continuato Patané – che è stato compiuto da parte si costoro il reato di omicidio colposo e il reato di falso in atto pubblico poiché si e’ ritenuto che quanto attestato nella cartella clinica non risponde a verità poiché si danno dei dati che contrastano assolutamente con le risultanze della perizia medico – legale”.
”Il reato di omicidio colposo – ha aggiunto Patané – è contestato anche sotto il profilo che uno dei medici non aveva verificato l’esistenza del kit necessario per quanto bisognava fare sulla bambina”. ”Il numero delle persone iscritte nel registro degli indagati – ha concluso Patané – é superiore alle tre persone nei cui confronti sono state emesse le misure interdittive. Vi sono altri indagati per i quali poi, all’esito, si farà uno stralcio”.