Aveva 22 anni quando il primo disco della sua band, i Guns N’ Roses – quello di “Welcome to the Jungle”, di “Paradise City”, di “Sweet Child O’ Mine” – veniva pubblicato. Ieri Slash, al secolo Saul Hudson, di candeline ne ha spente invece 50.
Forse molti non sanno che, nonostante le origini statunitensi della band in cui ha militato per tanti anni, Slash è nato a Londra, ad Hampstead precisamente, un sobborgo a nord nel centro storico della capitale britannica: suo padre, Tony Hudson, era un art director per una casa discografica e si occupava, tra le altre cose, di progettare le copertine dei dischi di artisti come Neil Young. Sua madre, Ola Hudson (nata Olivier), era invece la stilista di molte celebrità musicali, tra cui i Beatles e David Bowie (con cui si sospetta abbia anche avuto una relazione).
Nel 1976, nel momento in cui gli Aerosmith riempivano le classifiche con il loro “Toys in the Attic” (grande fonte d’ispirazione per Slash, e in generale per i Guns N’ Roses), Hudson si trasferì a Los Angeles, città dominata dal punk di band come gli X.
La sua prima chitarra arriverà quattro anni dopo, nel 1980, regalo di sua nonna: da allora, la sei corde Slash non l’ha più abbandonata. Prima in studio con i Guns, per registrare hit come “Sweet Child O’ Mine”, “Patience” o “You Could Be Mine”, poi con gli Slash’s Snakepit, dunque con i Velvet Revoler. Il progetto più recente del chitarrista di “Nightrain” è quello al fianco di Myles Kennedy, con i Conspirators.
Il chitarrista è recentemente salito sul palco dell’Ippodromo delle Capannelle di Roma, per un concerto con i Conspirators, lo scorso 23 giugno, esattamente un mese prima del proprio compleanno.