Vicenza, scoperte false sponsorizzazioni sportive | Evasione milionaria, sequestrati 700mila euro

di Redazione

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Vicenza, scoperte false sponsorizzazioni sportive | Evasione milionaria, sequestrati 700mila euro

| martedì 21 Luglio 2015 - 13:30

Una complessa rete di false sponsorizzazioni sportive è stata scoperta dalla Guardia di Finanza di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Al termine di numerose verifiche fiscali nei confronti di alcune aziende, è emerso un vorticoso giro di circa 86 milioni di fatture, emesse ed utilizzate, relative ad operazioni in tutto o in parte inesistenti nel settore delle sponsorizzazioni.

Complessivamente, è stata sottratta a tassazione una base imponibile per circa 50 milioni di euro ed un’Iva evasa per oltre 12 milioni di euro. Nell’ambito dell’indagine sono state denunciate 45 persone per diversi reati tributari ed è stata avviata la procedura di sequestro di beni in misura equivalente ai tributi evasi, per quasi 7 milioni di euro.

I sequestri di beni già eseguiti sono stati pari ad un valore di circa 700 mila euro. La vasta frode fiscale è stata scoperta nel settore delle “sponsorizzazioni” dell’hockey su pista e della pallavolo, che ha coinvolto 174 tra associazioni-società sportive e aziende sponsor, localizzate per la maggior parte nel Veneto e nell’Emilia Romagna, ma anche in Lombardia e Trentino.

L’indagine si è concentrata inizialmente su una delle aziende sponsor coinvolte, che ha consentito di individuare alcune società-associazioni sportive-operanti nelle province di Vicenza, Venezia e Reggio Emilia e responsabili dell’attività fraudolenta, resa possibile anche attraverso l’interposizione fittizia di alcune società di comodo, intestate a prestanome, prive di strutture operative ( cosiddette “cartiere”).

Tra le persone indagate è emersa la figura di un vicentino il quale, avvalendosi di diverse società «cartiere» (le due più rilevanti localizzate a Verona e Reggio Emilia), si era dedicato in modo professionale all’attività di procacciamento di “sponsor”, emettendo a loro favore fatture “gonfiate”. Tale meccanismo “veniva posto in essere con lo scopo di permettere all’utilizzatore delle fatture false l’indebita deduzione di costi fittizi, l’indebita detrazione dell’Iva e, soprattutto, di crearsi ingenti «fondi neri» extracontabili, generando così una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori onesti”.

Fondamentale per la ricostruzione dei ruoli e delle responsabilità delle persone sottoposte alle indagini, oltre agli interrogatori e l’escussione di molteplici soggetti informati sui fatti, anche il lavoro “di ricostruzione dei flussi finanziari movimentati dagli indagati sui conti correnti intestati alle società cartiere, i cui amministratori/prestanome provvedevano a monetizzare i bonifici formalmente accreditati sui predetti conti, trattenendo una percentuale variabile e restituendo la gran parte dell’ammontare in contanti ai titolari delle aziende clienti”.

 

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