I carabinieri del Comando provinciale di Palermo, nell’ambito dell’operazione ‘Malati immaginari” hanno smantellato un’organizzazione che in questi anni ha consentito a centinaia di falsi invalidi di percepire pensioni e accompagnamento. Sono 17 le misure cautelari emesse dall’ufficio gip del Tribunale di Palermo nei confronti di appartenenti ad un’associazione ritenute in grado di far ottenere pensioni d’invalidità a persone non in possesso dei requisiti di legge, talvolta accompagnate presso le commissioni mediche da false badanti a loro volta già indebitamente riconosciute invalide.
Sono sei le persone arrestate. Per altri otto è scattato invece l’obbligo di presentarsi alla Polizia Giudiziaria. In carcere sono finiti Giuseppe Cinà, 61 anni, Nicola Cipolla, di 63, e Giovanni Tantillo, di 41; ai domiciliari Alina Nicoleta Carmaz, 31 anni, Silvana Giordano, di 51, Paola Pipitone, di 31. Le altre otto misure cautelari riguardano Vito Salvatore Abbate 50 anni, Antonina Buonafortuna, di 63, Maria Citarrella, di 57, Salvatore Di Nuovo, di 32, Loreta Giammona, di 57, Maddalena Marano, di 49, Paolo Meli, di 55, Giuseppe Mignosi, di 40, Giovanna Naccari, di 68, Pietro Sanfilippo, di 61, Deborah Serpa, di 36, Andrea Tantillo, di 43.
La complessa attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo, ha consentito di accertare truffe ai danni dell’Inps per 1 milione e 500 mila euro.
L’inchiesta sui falsi invalidi a Palermo è partita dalla vendetta di una donna tradita che aveva trovato e portato via numerosi documenti dalla casa dell’ex compagno; voleva dei soldi per restituire quello che per i carabinieri ha rappresentato il libro mastro della truffa all’Inps. La donna ha raccontato agli inquirenti di aver trovato in un armadio, nella casa messa a disposizione dal padre di sua figlia, Giovanni Tantillo, e da Giuseppe Cinà, un maxi archivio con centinaia di pratiche di invalidità. Secondo quanto accertato dai carabinieri la donna chiedeva denaro ai due per tacere sulla scoperta: per questo la procura le ha contestato la tentata estorsione. Ribaudo si trova ai domiciliari. L’indagine è stata coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Dino Petralia e dai pm Roberto Tartaglia e Anna Maria Picozzi.
Le carte compromettenti scoperte nell’appartamento hanno inguaiato Giovanni Tantillo, 41 anni, che aveva troncato la relazione con la donna, coinvolgendo anche Giuseppe Cinà, 61 anni, considerato il capo delle banda, e Nicola Cipolla, 63 anni, autista e tuttofare di Cinà. La documentazione ha consentito ai militari del comando provinciale di Palermo di ricostruire la “fabbrica” delle false invalidità. In questa prima fase dell’indagine sono state individuati 25 casi, ma l’ipotesi e che possano essere centinaia ad avere beneficiato dei servizi della banda. Del resto lo stesso Cinà era un baby pensionato; era andato in quiescenza all’età di appena trent’anni. Prima aveva svolto il lavoro di muratore, poi ha pianificato la truffa per ottenere in modo indebito pensioni e invalidità. Insieme a lui sono finiti ai domiciliari Alina Nicoleta Carmaz, 31 Anni, Silvana Giordano, di 51, e Paola Pipitone, di 31, che avrebbero collaborato con la banda. Per altri 12 è stato emesso il provvedimento di presentazione alla polizia giudiziaria. Questi ultimi sono quelli che avrebbero beneficiato delle false pensione che in questi anni avrebbero provocato un danno all’erario di un milione e 500 euro. I carabinieri stanno eseguendo i sequestri per equivalente.
C’è anche Cosa nostra sullo sfondo dell’indagine della Procura di Palermo. Tra le persone coinvolte anche Giovanni Tantillo, ritenuto legato ad ambienti mafiosi del clan palermitano di Borgo Vecchio. Gli inquirenti, inoltre, stanno cercando di chiarire a che titolo alcuni componenti della banda versassero denaro regolarmente alla famiglia Tantillo.
“Non voglio più lavorare, lo Stato mi deve campare, io voglio la pensione”. Così uno dei personaggi indagati nell’ambito dell’inchiesta durante un’intercettazione. Dalle intercettazioni viene fuori il compiacimento degli indagati: Giuseppe Cinà e Giovanni Tantillo, già arrestati con le stesse accuse nel 2007, commentavano, dopo aver richiesto nuovamente la pensione di invalidità, “più di togliercela non possono fare… e noi la prendiamo nuovamente”. E sempre Cinà parlando con una falda invalida, Silvana Giordano, diceva: “Puoi stare tranquilla, io te la faccio pigliare di nuovo. Vinciamo noi, non loro e gli rompiamo il culo di nuovo allo Stato”.
“L’organizzazione riusciva a ricavare dalla truffa cospicue somme di denaro. Oltre a pretendere i soldi degli arretrati che sono migliaia di euro in alcuni casi pretendeva anche il 10% della pensione ottenuta in modo illecito”. Lo ha detto Salvatore Altavilla comandante del Reparto operativo dei carabinieri di Palermo. “Abbiamo accertato 25 false pensioni. Ma l’ipotesi è che possano essere molte di più le pratiche false”, ha sottolineato Altavilla. L’iter iniziava con alcuni certificati medici falsi e con le visite mediche. Il paziente veniva istruito su come comportarsi. Sarebbero state ingaggiati anche familiari o bandanti disposti ad assistere il paziente durante la visita. Questi ultimi sarebbero poi stati retribuiti con 50 euro. I documenti erano perfetti ma in alcuni casi le patologie, venivano documentate anche con evidenti errori di ortografia. Una per tutte: “allucinazioni uditive a contenuto querulo manico”