Spaccio ed estorsioni a Colleferro, in provincia di Roma. I carabinieri della Compagnia di Colleferro hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 12 persone ritenute responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di aver detenuto e spacciato cocaina e hashish prevalentemente a Colleferro (RM) e di aver estorto danaro per recuperare i crediti maturati a seguito dell’attività illecita.
In particolare 7 persone sono state portate in carcere, 4 sono state sottoposte agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e 1 all’obbligo di firma in esecuzione dell’ordinanza emessa dal G.I.P. del Tribunale di Velletri su richiesta della locale Procura della Repubblica. I provvedimenti sono scaturiti a conclusione di un’attività investigativa avviata verso la fine del 2013, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Velletri.
Sei persone sono state arrestate nel corso delle indagini, e circa 1500 dosi di cocaina e hashish sono state sequestrate. Le inchieste hanno avuto origine a seguito delle “continue richieste estorsive subite da un quarantenne del posto, il quale si è visto costretto a consegnare ingenti somme di denaro e gioielli, per un valore di circa 100.000 euro, sotto minaccia di morte e di pesanti ritorsioni nei confronti della famiglia”.
Le prime attività svolte dai carabinieri hanno permesso subito di capire che “le richieste erano riconducibile a pregressi acquisiti di droga. Uno dei pusher, infatti, con l’aiuto di un suo ‘cliente’ conoscitore di arti marziali, ha costretto numerosi piccoli e medi imprenditori della zona a consegnare somme di denaro, ammontanti sino a tremila euro, minacciando la loro incolumità nonché l’esercizio delle loro attività imprenditoriali”.
I due sono stati arrestati anche per il reato di estorsione aggravata. Sono stati così individuati “due distinti sodalizi criminali con base logistica nei comuni di Colleferro (Roma) e Valmontone (Roma), operanti nella zona sud della provincia di Roma e in quelli della parte nord della provincia di Frosinone“. È stato anche individuato il canale di approvvigionamento nella provincia di Caserta, tramite due “grossisti” legati ad esponenti di organizzazioni criminali camorristiche.