Nuova vita al Milan per Mauro Tassotti. Lo storico allenatore in seconda dei rossoneri ha staccato il cordone ombelicale che ormai da anni lo legava al campo per calarsi nel nuovo ruolo di supervisor extra rosa: “Avrei anche continuato ad allenare, non ho deciso io di cambiare…”, ammette il ‘Tasso’ in un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello sport’.
La comunicazione è arrivata direttamente dall’ad milanista, Adriano Galliani: “Non dev’essere stato facile nemmeno per lui – dice Tassotti – Mi ha detto ‘questo è il calcio…’, citando Florentino Perez. Ho pensato che il mondo che conoscevo sarebbe potuto finire, almeno per un anno: è stato un attimo di smarrimento”.
Il compito di Tassotti sarà quello di tenere d’occhio i giovani talenti del vivaio mandati in prestito per farsi le ossa e decidere chi e quando sia pronto per rientrare alla base ed entrare a far parte in pianta stabile della prima squadra: “Per me questo nuovo incarico non è un ripiego – precisa subito – Lo affronterò con entusiasmo, l’idea mi è piaciuta subito, anche perché continuerò a occuparmi dei nostri ragazzi. Nessuno mi ha obbligato, potevo anche scegliere di stare a casa”.
Difficile, però, che uno come lui decida di staccare la spina in maniera così drastica: “In effetti non mi ci vedo a stare fermo – ritratta Tassotti – D’altra parte avevo messo nel conto che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. È normale che un allenatore voglia portarsi dietro il proprio staff. Sarebbe potuto succedere ben prima. Io non ho rappresentato la normalità, io sono stato un’anomalia”.
Dopo i 35 anni di Milan vissuti sul campo, per Tassotti sarà dura sostituire il rettangolo di gioco con la scrivania: “Cerco di ‘difendermi’ provando a estraniarmi da tutto ciò che è campo – racconta – Non mi sono fatto coinvolgere da raduno e ritiro, non intendo restare ancorato a Milanello, anche perché frequenterò molto di più la sede. Non voglio che il mio primo pensiero del mattino sia conoscere i report dell’allenamento del giorno prima”, conclude.