Ultima votazione per la riforma della scuola in Aula alla Camera. Il voto è previsto per il pomeriggio di mercoledì. Secondo i sindacati, “il testo è super blindato: si tratta di un articolo e 212 commi, che sconvolgeranno l’inizio dell’anno scolastico”. E così i professori che non ci stanno sono scesi in piazza martedì mattina, e lo faranno anche nei prossimi giorni, convinti come sono che “il governo e il PD abbiano consumato uno strappo insanabile con gli insegnanti”. Proteste che sembrano quasi inutili, visti i numeri di maggioranza alla Camera: quello che sinora è stato un ddl dovrebbe diventare legge a partire da mercoledì 8 luglio.
A scioperare nella sola Roma sono stati in 618mila, mentre nelle piazze delle principali città un altro milione di insegnanti è sceso per strada. 10 milioni tra post, e-mail e tweet: la protesta è contro il “preside-sindaco”, contro i soldi dei privati, contro le “scuole di serie A e quelle di serie B”. Armati con cartelli, bandiere, striscioni e fischetti, gli insegnanti e i sindacati hanno chiesto che il provvedimento non venisse approvato in via definitiva, e si sono rivolti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
In piazza con gli insegnanti, anche esponenti dei partiti d’opposizione come Pippo Civati: “La riforma non si fa confondendo assunzioni e riforme – ha spiegato – . Quando l’80% degli insegnanti sciopera, un governo serio dovrebbe dire ‘Stiamo sbagliando'”. A Palermo, 50 studenti del coordinamento Medi sono entrati all’assessorato regionale alla Scuola, appendendo fuori dalle finestre uno striscione che recitava “No al ddl Buona Scuola”.