Fossimo entrati in un cinema trent’anni fa, il cartellone all’esterno avrebbe recitato: “Stasera Cocoon, Mad Max – Oltre la sfera del tuono e Ritorno al futuro“. Era il 3 luglio 1985 quando il film di Robert Zemeckis uscì nelle sale: a tre decenni di distanza, è diventato la celebrazione di un’epoca, quella dei walkman e di Huey Lewis & the News, dei giubbotti jeans e delle camicie a quadri.
Incrociando la fantascienza, i paradossi dei viaggi nel tempo e la commedia ambientata nel mondo del liceo, “Ritorno al futuro” si è trasformato negli anni in un cult per tre generazioni, un must per i passaggi televisivi. Nel film, Marty McFly (Michael J. Fox) è uno studente del liceo di Hill Valley. Il suo migliore amico è un anziano inventore, il dottore Emmett “Doc” Brown (Christopher Lloyd), che è riuscito a costruire una macchina del tempo. Una sera, i due si incontrano nel parcheggio di un centro commerciale in città, per testare l’apparecchio, montato su una DeLorean decappottabile. La macchina del tempo funziona grazie al plutonio che Doc ha “preso in prestito” dai terroristi libici, che si mettono sulle sue tracce e decidono di vendicarsi, uccidendolo. Inseguito da loro, Marty decide di fuggire e si mette alla guida della DeLorean, finendo accidentalmente nel 1955. A quel punto, dovrà cercare di tornare indietro nel futuro, facendo attenzione a non sconvolgere il continuum spazio-temporale.
A trent’anni di distanza, tanti fan del film non sono ancora a conoscenza di alcune chicche, che hanno indubbiamente contribuito al successo della pellicola. Nota a margine: il successo di “Ritorno al futuro” ha generato altri due sequel, usciti rispettivamente nel 1989 e nel 1990. Stando alle recenti dichiarazioni del regista Robert Zemeckis, la possibilità di un sequel, un prequel o un remake del film è esclusa a priori: “Prima dovranno passare sul mio cadavere”.
1. LA SCELTA GIUSTA HA I SUOI COSTI – Marty McFly è ormai inscindibilmente collegato al volto di Michael J. Fox: Zemeckis aveva sempre pensato a lui, ma l’attore non era disponibile per le riprese, perché impegnato nella serie TV Casa Keaton. Ha rischiato di non essere lui McFly: saputo della sua indisponibilità, Zemeckis chiamò l’attore Eric Stoltz (Lance in “Pulp Fiction”), ma dopo quattro mesi di riprese si accorse che la scelta non era stata la migliore. Volle a quel punto Fox, a tutti i costi: e che costi. Far ricominciare da capo i ciak costò 3 milioni di dollari in più, in aggiunta agli altri 14 già pattuiti. A volte la scelta giusta costa, ma non a caso è quella migliore.
2. LA DATA – In un film che parla di viaggi nel tempo, le date sono fondamentali. Da anni anche i fan più sfegatati si lasciano abbindolare da fotomontaggi in cui si sostiene che Marty McFly andrebbe indietro nel futuro (o avanti) il 4 luglio 1985, il 9 agosto 2015, il 2 giugno 1955. E allora facciamo chiarezza: in un moltiplicarsi di eventi Facebook (“Giorno in cui Marty McFly arriva nel futuro [UFFICIALE]”, ndr.), la verità è semplice, e basterebbe fare attenzione al film. Marty torna indietro nel 1955 nella notte del 25 ottobre 1985, mentre nel futuro raggiunge il 21 ottobre 2015.
3. JOHNNY B. GOODE – Una delle scene più famose del film è quella in cui Marty McFly, chitarra alla mano, improvvisa “Johnny B. Goode” di Chuck Berry (lasciandosi abbondantemente prendere la mano) davanti a una platea ancora non pronta al sound del blues e del rock and roll. Il regista Zemeckis, non convinto del risultato finale, stava per tagliarla dal montaggio definitivo. A salvarla fu l’entusiasmo del pubblico durante le anteprime: a quel punto, la sequenza è rimasta lì dov’è.
4. UN’IDEA È TUTTO – A pensare alla storia del film per primo fu lo sceneggiatore Bob Gale. Bastò una visita ai suoi genitori nella loro casa di St. Louis, in Missouri, e il ritrovamento casuale dell’annuario del liceo di suo padre. “Chissà cosa sarebbe successo se lo avessi incontrato in quell’epoca”, pensò Gale. Zemeckis ha fatto il resto, aggiungendo un po’ di pepe nello strano triangolo edipico Marty-Lorraine-George McFly. Ciononostante, la sceneggiatura definitiva del film venne rifiutata per ben 40 volte.
5. IL TITOLO FA IL MONACO – Il capo della Universal Pictures, Sid Sheinberg, non era convinto del titolo “Ritorno al futuro”. Insisteva nel dire che nessuno avrebbe visto un titolo con la parola “futuro” nel titolo. In una nota al regista Zemeckis, disse che il titolo doveva essere cambiato in “Spaceman from Pluto“, un riferimento a una scena del film in cui dei contadini credono che Marty sia un alieno arrivato da Plutone. Fu il produttore Steven Spielberg a far cambiare idea a Sheinberg: gli scrisse in risposta che la sua nota “era stata una bella battuta”, e tutti avevano riso. Sheinberg, troppo orgoglioso per ammettere di essere stato serio, lasciò alla pellicola quel titolo.