È rinviata al 17 luglio l’udienza di Massimo Bossetti, l’uomo accusato dell’omicidio della giovane Yara Gambirasio, davanti ai giudici della Corte d’Assise di Bergamo. Erano numerose le troupe televisive posizionate fuori dal palazzo di Giustizia per seguire il dibattimento a cui si è giunti dopo oltre quattro anni dall’uccisione della tredicenne che fu trovata senza vita in un campo di Chignolo d’Isola, il 26 febbraio del 2011, tre mesi dopo la scomparsa. Nessuna però è potuta entrare: il pm Letizia Ruggeri ha negato l’assenso alle telecamere per “evitare una spettacolarizzazione di questa tragedia” e la diffusione di alcune notizie che non andavano diffuse.
Bossetti, nel gabbiotto in vetro dell’aula in cui si svolge il processo, è rimasto seduto su una sedia, gomiti appoggiati al tavolo: ha guardato soltanto i giudici, dando le spalle al pubblico, muovendo continuamente i piedi, sembrava nervoso. Con lui, nel gabbiotto, tre agenti di polizia.
Ingenti le misure di sicurezza. L’aula è interdetta anche a tablet e telefoni cellulari. In aula non potevano esserci né la moglie del muratore arrestato né la madre, che sono state citate come testimoni. L’udienza è stata rinviata al 17 luglio, e dovrà essere decisa l’ammissione in aula delle telecamere.
Bossetti, che ha seguito le prime fasi del processo senza mai distrarsi, parlando con il suo legale, Claudio Salvagni, si è detto “più tranquillo, ho molta fiducia nella giustizia”.