La Consulta avrebbe dichiarato illegittimi il blocco dei contratti e degli stipendi per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. La sentenza, però, farebbe salvi tutti i provvedimenti del passato.
A riferirlo è una fonte vicina alla Corte Costituzionale, citata dall’agenzia Reuters, che ha di fatto anticipato la comunicazione ufficiale. Il blocco era stato inserito dal 2009 tra le misure per il risanamento dei conti. Se la sentenza avesse riguardato anche il passato, sarebbe costata almeno 35 mld alle casse dello Stato.
Il ricorso era stato presentato dal sindacato Confsal-Unsa. I giudici della Consulta hanno accolto la tesi dell’Avvocatura dello Stato secondo cui l’articolo 81 della Costituzione “assicura l’equilibrio fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico”.
Immediata la replica dei sindacati, che hanno chiesto un incontro immediato col governo. “Il governo ha il dovere di convocare i sindacati e avviare la discussione sui rinnovi contrattuali”, si legge in una nota della Cgil nazionale.
Per il sindacato di Corso d’Italia devono arrivare anche “risposte sui precari e sul potenziamento dei servizi pubblici oltre il riconoscimento delle prerogative contrattuali dei lavoratori”.
“Il Governo – conclude la nota della Cgil – poteva trovare una soluzione politica riaprendo la contrattazione, ora dovrà prendere atto del legittimo riconoscimento della corte del diritto al contratto per i lavoratori pubblici che si reitera da sei anni”.
“La sentenza della Consulta che ha dichiarato illegittimo il blocco dei contratti pubblici cancella una palese ingiustizia che dura da ben sei anni nei confronti di milioni di lavoratrici e lavoratori del pubblico impiego”. È quanto sottolinea il Segretario Generale della Cisl, Annamaria Furlan. “Aver bloccato con una decisione unilaterale i contratti di lavoro per tutti questi anni, oltre ad aver provocato un impoverimento oggettivo per milioni di dipendenti pubblici, ha arrestato tutti i processi di modernizzazione e di riorganizzazione della pubblica amministrazione, che si possono realizzare solo attraverso la contrattazione ed il confronto con il sindacato sia a livello centrale sia a livello decentrato in particolare per ridurre gli sprechi e recuperare efficienza e qualita’ dei servizi. Ma ora non ci sono piu’ alibi e scuse. Dopo questa sentenza sacrosanta e giusta della Corte Costituzionale, speriamo che il Governo sani questo “vulnus” inaccettabile, aprendo subito la trattativa per il rinnovo dei contratti pubblici, come si fa in in tutti i paesi civili del mondo dove lo stato datore di lavoro rinnova i contratti con i propri dipendenti attraverso il dialogo con i sindacati, ricercando il massimo consenso sociale sui provvedimenti di riforma”.
“Il Governo ci convochi immediatamente per rinnovare i contratti di tutti i lavoratori del settore”, ha detto Carmelo Barbagallo, leader della Uil. “Non c’è da aspettare un minuto in più degli anni che abbiamo già perso. Certamente il nostro Presidente del Consiglio e la ministra Madia saranno pronti a rispettare la sentenza e a procedere conseguentemente: se così non fosse, saremmo di fronte a un atto gravissimo contro il quale non resteremmo a braccia conserte. Abbiamo sempre detto che il 2015 deve essere l’anno dei contratti: ora ci sono tutte le condizioni perché questa nostra rivendicazione e questo nostro impegno vengano rispettati.
Infine, il fatto che il blocco non sia stato considerato illegittimo per il passato non ci impedisce di rivendicare il “maltolto” in sede di trattativa sindacale. E’ un diritto che vogliamo e dobbiamo esercitare, nelle forme e nei modi che potranno scaturire dal confronto, per restituire ai lavoratori del pubblico impiego il potere d’acquisto perduto in questi anni.