Più di 200 armi da guerra sono state sequestrate dai carabinieri di Legnano, in collaborazione con le compagnie di Bergamo, Chiari e San Giovanni in Persiceto: uno dei sequestri più importanti degli ultimi anni, con otto persone arrestate per detenzione illegale di armi da guerra e di munizioni.
A coordinare le indagini la procura di Busto Arsizio, quella di Bergamo e di Brescia: a febbraio, sono stati arrestati due fratelli di Castano Primo, e da lì gli investigatori sono arrivati a smascherare un gruppo di persone che deteneva illegalmente armi da fuoco e da taglio, destinate a traffici commerciali. Alcune di queste – spiegano i carabinieri – sono in dotazione alle forze armate italiane e straniere.
Gli arrestati, non fosse stato per le indagini, non avrebbero destato sospetti: sono operai, persone con occupazioni e stipendi che mai sarebbero finiti nel mirino delle forze dell’ordine. Alcuni di loro tenevano le armi in casa, come un muratore di Brescia in pensione, che una stanza della casa l’aveva adibita a laboratorio per l’esposizione delle armi. Altri le nascondevano in box presi in affitto.
Il sequestro ammonta a più di due milioni di euro, ma “non è possibile fornire la cifra esatta – spiega il capitano dei carabinieri Francesco Cantarella – perché abbiamo rinvenuto alcuni prototipi della seconda guerra mondiale, che non sono più in circolazione. Ci sono anche armi che di cui durante la seconda guerra mondiale erano in circolazione solo mille pezzi, quindi si tratta di pezzi più unici che rari”. Sono state rinvenute armi provenienti dalle guerre del Vietnam e della Corea. Non può essere considerato collezionismo, perché per essere tale, l’arma dev’essere antica, o in caso di arma da guerra, dev’essere completamente disattivata. Alcune di queste erano state disattivate, ma in modo da poterle riattivare con piccoli accorgimenti; altre erano state “spente” in maniera non conforme alla legge.
“Non escludiamo alcuna pista – spiega il capitano Cantarella – . Stiamo verificando se queste armi sono collegate a crimini passati e irrisolti”.
(Foto d’archivio)