Duro colpo alla mafia di Gela. La Squadra Mobile di Caltanissetta e gli uomini del commissariato di Gela, hanno eseguito 17 misure di custodia cautelare nei confronti di altrettanti personaggi di spicco del clan mafioso gelese dei Rinzivillo. Tre persone risultano irreperibili.
Gli arrestati nell’ambito dell’operazione chiamata “Malleus” dalla polizia sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata al traffico di stupefacenti (cocaina, eroina, hashish e marijuana), detenzione e porto illegale di armi e detenzione continuata di stupefacenti.
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Gli arrestati sono: Giacomo Gerbino, Antonio Radicia, Ivan Angelo Casciana, Domenico Trespoli, Giuseppe Andrea Mangiameli, Giuseppe Placenti, Valerio Longo, Roberto Cosentino, Giuseppe Schembri, Massimo Gerbino, Baldassare Nicosia, Davide Pardo, Alessandro Pardo, Vincenzo Florio, Gaetano Smecca.
Dopo la morte di Daniele Emmanuello nel dicembre del 2007, i Rinzivillo, secondo gli investigatori, volevano prendere il controllo della famiglia mafiosa di Gela. L’attenzione degli investigatori e della Direzione Distrettuale Antimafia nissena è stata quindi focalizzata sul clan, cosa questa che si è concretizzata con la cattura di esponenti di spicco del sodalizio mafioso, nel 2012, nell’ambito dell’operazione di polizia “Tetragona”.
Nell’operazione venne catturato anche Rosario Vizzini, che, dopo l’arresto, decise di avviare un percorso collaborativo, svelando importanti retroscena secondo cui Crocifisso Rinzivillo aveva in animo di scatenare un nuovo, definitivo, conflitto contro la fazione degli Emmanuello e riponeva ogni speranza sulla prossima scarcerazione di un uomo d’onore da sempre legato al gruppo ed a Giuseppe Madonia: Alessandro Barberi, a cui affidare il compito di rifondare la provincia nissena di cosa nostra, decretando la definitiva sconfitta e scomparsa del clan Emmanuello dal panorama mafioso.
Le attività di indagine, coprendo un vasto arco temporale, hanno permesso di raccogliere importanti elementi probatori a carico di uomini di punta e di nuove leve di cosa nostra gelese – gruppo Rinzivillo, quali Gaetano Smecca, Massimo Gerbino, Alessandro Pardo, Davide Pardo, Antonino Radicia, Roberto Di Stefano ritenuti in grado di impadronirsi del territorio e di avere rapporti con altre organizzazioni mafiose di altre province.
Da quanto acquisito dalle investigazioni, il principale canale di finanziamento di cosa nostra era rappresentato dal commercio della sostanza stupefacente, cui sarebbero implicati Massimo Gerbino, con ruolo apicale, Davide Pardo, Giuseppe Schembri e gli altri sodali a loro sottoposti.
In tale settore era Radicia, come emerso dalle indagini, a gestire sul territorio gelese il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti insieme al suo capo Massimo Gerbino, e agli altri sodali.
In particolare, la consorteria mafiosa dei Rinzivillo prediligeva un canale di rifornimento catanese. Infatti le attività info-investigative e le indagini tecniche davano contezza del fatto che cosa nostra gelese avesse stretto alleanze, anche per il traffico di droga, con clan mafiosi operanti nel catanese, legati alle consorterie dei “Carcagnusi” e dei “Laudani-Cappello”, storicamente legati alla famiglia Santapaola, i quali operano nell’hinterland catanese.
A parte il canale catanese, nelle indagini sono emerse anche prove concrete in ordine a singoli viaggi tra il Nord ed il Sud d’Italia, finalizzati al procacciamento di consistenti quantitativi di stupefacenti. Sono stati sequestrati, in più occasioni, agli indagati anche quantitativi cocaina, hashish, marijuana, nonché strumenti necessari per il confezionamento delle dosi e ingenti somme di denaro.
Inoltre, elementi probatori hanno consentito di appurare come questa organizzazione mafiosa avesse anche disponibilità di armi, più precisamente pistole, custodite illegalmente da diversi indagati. Una di queste pistole è stata anche sequestrata.
Le indagini, i servizi di osservazione e la registrazione dei colloqui hanno avuto, nel tempo, anche l’importante riscontro delle dichiarazioni da parte di più collaboratori di giustizia che, fino a poco tempo prima, erano organicamente inseriti nelle organizzazioni mafiose gelesi, che hanno permesso di completare il già pesante quadro indiziario a carico di gran parte degli odierni arrestati.
Le perquisizioni effettuate nella prime ore della mattina, con l’ausilio di 5 pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine di Palermo e di un’Unità Cinofila della Polizia di Stato, davano esito positivo in quanto venivano sequestrati complessivamente 8.000,00 euro in banconote di piccolo taglio, ritenuti provento di spaccio; nonché 2 grammi di cocaina già suddivisa in dosi.