La villa di Fondo Micciulla, dove i boss di cosa nostra si incontravano, e dove sono nascosti i segreti degli affari e delle complicità eccellenti, diventa una base per gli Scout del gruppo Agesci.
La tenuta fu il primo bene sequestrato al clan Spatola/Inzerillo dall’allora Giudice Istruttore Giovanni Falcone. Immersa nel verde di Altarello di Baida, in via Micciulla nr. 3/1, ha all’interno una scala del ‘700 che, all’improvviso, si apre in un angolo della tenuta e porta a una “camera dello scirocco” e a due “qanat” scavati dagli Arabi nel sottosuolo per costruire un efficiente sistema idrico per la città di Palermo, utilizzato da cosa nostra quale via di fuga per i latitanti.
Dopo la strage di Capaci, il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia raccontò ciò che non aveva mai detto al Giudice Falcone. Dichiarò di summit decisionali della commissione di cosa nostra, che avvenivano all’interno di una villetta…. (seguiva la descrizione con particolari da parte del Mannoia), ove venivano discussi e decisi omicidi importanti, tra cui, a dire del Mannoia, anche quello in danno dell’allora Presidente della Regione Piersanti Mattarella.
La Direzione Investigativa Antimafia di Palermo fu delegata, dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito del procedimento penale a carico del Presidente Giulio Andreotti, anche al riscontro delle suddette dichiarazioni ed individuò la villa in argomento. Il personale della DIA palermitana procedette anche ad una ispezione delegata, sempre su provvedimento dell’AG, dell’immobile e dei luoghi ad esso pertinenti.