Papa Francesco, a Torino, ha incontrato il mondo del lavoro, ha toccato con mano un universo che fatica a rialzarsi dopo i colpi di una crisi tremenda, in cui, ha detto il Pontefice, “alcuni si sono arricchiti a spese di altri che si sono ridotti alla fame”.
È un mondo del lavoro dove la ricerca di profitti da investire nella finanza ha reso sempre più precaria l’occupazione di centinaia di migliaia di persone, dove i piccoli e medi imprenditori, spina dorsale del sistema-Italia faticano a andare avanti, scadendo qualche volta nella disperazione e nel suicidio. A questi si è rivolto il Papa, accolto da una gran folla in piazzetta reale: “Esprimo la mia vicinanza ai giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti”.
Il Papa è stato accolto all’aeroporto dall’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, dal sindaco del capoluogo piemontese Piero Fassino e dal prefetto Paola Basilone. Una folla festante era assiepata lungo le strade verso il centro della città.
“Il lavoro – ha detto Bergoglio – non è necessario solo per l’economia, ma per la persona umana, per la sua dignità, per la sua cittadinanza e per l’inclusione sociale. Torino è storicamente un polo di attrazione lavorativa, ma oggi risente fortemente della crisi: il lavoro manca, sono aumentate le disuguaglianze economiche e sociali, tante persone si sono impoverite e hanno problemi con la casa, la salute, l’istruzione e altri beni primari.
In questa crisi, “che è globale e complessa, non si può solo aspettare la ripresa. Il lavoro è fondamentale, lo dichiara fin dall’inizio la Costituzione Italiana, ed è necessario che l’intera società, in tutte le sue componenti, collabori perchè esso ci sia per tutti e sia un lavoro degno dell’uomo e della donna. La crisi economica ha aggravato le differenze tra ricchi e poveri: ci sono “pochi che, malgrado la crisi, si arricchiscono, senza curarsi dei tanti che si impoveriscono, a volte fino alla fame”.
Il Papa ha ascoltato anche le parole di alcuni lavoratori e imprenditori, ai quali ha assicurato la sua preghiera.
A Torino c’è anche l’altra faccia della medaglia, quella di un mondo dell’impresa che guarda sempre più ai mercati e alla finanza. Il Papa ha stretto la mano a Sergio Marchionne in prima fila, in Piazzetta Reale, accanto a altri esponenti dell’imprenditoria torinese e piemontese, come Alfredo Altavilla, responsabile Fca per la Regione Emea, il presidente della Camera di Commercio di Torino Vincenzo Ilotte, il presidente di Confindustria Piemonte Gianfranco Carbonato. Presente Lavinia Elkann, moglie del presidente di Fca John Elkann, che è invece in America.
Il Papa ha anche affrontato molti dei temi di pressante attualità, come l‘immigrazione e i risvolti sull’ordine pubblico: “L’immigrazione aumenta la competizione, ma i migranti non vanno colpevolizzati, perchè essi sono vittime dell’iniquità, di questa economia che scarta e delle guerre”.
Francesco ha fatto un richiamo contro la corruzione.”No alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti. Siamo chiamati a ribadire il ‘nò a un’economia dello scarto, no all’idolatria del denaro, no alla corruzione, no all’iniquità che genera violenza”.
Dopo l’incontro con i rappresentanti del mondo del lavoro, in piazzetta reale, Francesco si è spostato a bordo della papamobile verso la cattedrale. È entrato nel Duomo e si è seduto, in assoluto silenzio, davanti alla Sindone.