Sergio Parisse rompe il silenzio che da giorni aleggiava intorno al caos tra la Fir (Federazione Italiana Rugby) e la Nazionale Italiana di Rugby, e che ha portato la squadra ad interrompere la preparazione in vista dei prossimi Mondiali: “Ho atteso in silenzio un’evoluzione positiva delle trattative con la Federazione per esprimere il mio pensiero, non avendo voluto condizionare niente e nessuno, rispettando la scelta del gruppo”, spiega il capitano degli azzurri.
Il giocatore fa luce sulla questione economica: “Ritengo però doveroso per il rispetto giusto e dovuto a tutti noi, che nessuno ha mai rifiutato il ‘Sistema meritocratico’ così come avviene in altri sport, ma partendo da basi di decenza! Non si può chiedere di stare diversi mesi lontano da casa sostenendo anche i costi per ricevere la visita di moglie e figli nelle poche occasioni in cui può avvenire e non potendo noi usufruire di alcun rimborso (l’unico benefit a noi riconosciuto sono 2 biglietti a partita)”.
Parisse punta il dito contro la Federazione: “Ci viene imputato il quindicesimo posto del ranking mondiale facendo passare il messaggio che premi più consistenti porterebbero a sostanziali miglioramenti , quando invece il livello dell’Italia del rugby potrebbe migliorare qualora la federazione si dotasse di tutti quegli strumenti quali pianificazione e organizzazione (così come avviene in altri paesi più accreditati) creando le condizioni ideali affinché il giocatore possa esprimersi al massimo delle proprie possibilità”, sottolinea.
Il capitano azzurro indica la soluzione del contenzioso: “Credo che, per onestà di informazione, la Federazione nella sua massima espressione dovrebbe restituire dignità e serenità ai propri giocatori e ai numerosi tifosi che ci sostengono con la loro partecipazione ed entusiasmo (procurando anche importanti ritorni economici). Dico tutto ciò con la speranza di poter lasciare ai più giovani un qualcosa di concreto”.
Parisse spera in un tempestivo cambio di rotta: “Qualcuno può pensare che io pecchi di presunzione ed arroganza, ma la verità è che spero ci sia un qualcosa o qualcuno capace di far fare dietro front, o di far ragionare, chi sta penalizzando il nostro movimento, perché se nemmeno ci provassi mi sentirei altrettanto colpevole. Sperando infine che chi di dovere si adoperi affinché tutto ritorni nell’alveo della correttezza rispetto e serietà”, conclude.